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L'alba della dannazione


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49 risposte a questa discussione

#1 depy91

depy91
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Inviato 03 novembre 2009 - 02:20

Ciao a tutti, apro questa discussione per presentarvi la mia terza fan-fiction. Stavolta entreremo nella mente di un giovanissimo Heihachi e scopriremo l'origine del suo impero del male. Di seguito riporto immediatamente il primo capitolo. Commentate a palla! :D

Cina, Shanghai, mercati generali dell’Huangpu.
Le acque del fiume scorrevano agili, scintillando al sole. Sulle sue sponde migliaia di persone si accalcavano tra caratteristiche costruzioni in legno, dove commercianti provenienti da tutta la nazione mettevano in mostra i propri tesori. Il brusio delle contrattazioni riempiva l’aria di un sottofondo costante, capannelli di gente sostavano davanti alle merci, per valutarne l’effettiva qualità, esaltata fieramente dal rispettivo venditore. Un sorridente cinquantacinquenne passeggiava, con le mani congiunte dietro la schiena, tra la folla vivace e chiunque lo incontrasse non esitava a rivolgergli un saluto amichevole. Wang Jinrei era da tutti conosciuto come un grande mercante, onesto e rinomato, noto per il buonumore e la sua passione per il sakè, nonché per essere un maestro nello Xing Yi Quan, un antico stile di combattimento cinese. Egli girava il mondo alla ricerca di prodotti rari e preziosi, le migliori stoffe, le spezie più prelibate, vesti raffinate e oggetti affascinanti di ogni sorta caratterizzavano le sue esposizioni, che ogni giorno attiravano un gran numero di clienti. Per quella splendida giornata egli aveva terminato, ancora una volta proficuamente, il suo lavoro e soddisfatto si dirigeva verso casa, ammirando lo spettacolo offerto dai giochi di luce sulle acque increspate del fiume Huangpu. Nella calca di acquirenti si fece largo un ragazzino con il volto parzialmente oscurato dall’ombra del tipico copricapo conico in paglia, a bordo della sua bicicletta. Si trattava di Zhao, il giovane portalettere del quartiere.
“Signor Wang, questa è per lei” annunciò il ragazzo, frenando bruscamente il suo mezzo. Jinrei ricevette la missiva e ringraziò il piccolo Zhao, omaggiandolo di una mancia, che stampò sul viso del fanciullo un’espressione entusiasta. Il mercante lesse il mittente, rimase sorpreso ed incominciò ad accarezzarsi con una mano la barba appuntita che gli incorniciava il volto. Decise di affrettare il passo, colpito da uno strano presentimento. Una volta raggiunta la sua abitazione, Wang si accomodò alla scrivania riccamente intarsiata, scartò la lettera ed iniziò a leggerne il contenuto:

Salute a te amico mio.
Rimpiango ancora la tua piacevole compagnia e le nostre allegre bevute, allietate dallo scoppiettio di un caldo focolare. Sono convinto che i tuoi affari procedano per il meglio e mi auguro che tu possa continuare molto allungo questa tua attività, in cui ti dimostri esperto assoluto, almeno quanto nelle arti marziali. Tuttavia non è solo la nostalgia a spingermi a scriverti, poiché purtroppo i miei timori si sono rivelati fondati. Mio figlio peggiora ogni giorno che passa, divorato lentamente dal germe della malvagità, dell’odio e della sete di potere. Ho paura che l’idea di associarlo a me nella guida delle industrie di famiglia abbia finito per incoraggiare il suo lato torbido. Non so cosa pensare, avrei davvero bisogno di una delle nostre colorite discussioni suggerite dagli influssi dell’alcol. Heihachi sta certamente tramando qualcosa e farò di tutto per fermarlo, ma se non dovessi riuscire nel mio intento, a te, mio caro Jinrei, in onore dell’amicizia che ci lega da anni, chiedo di prendere il mio posto e perseverare nell’obiettivo di purificare il sangue Mishima dall’oscuro morbo che l’ha infettato. Sono certo di potermi fidare ciecamente. Con affetto,
Jinpachi Mishima.

Terminata la lettura, Wang rivolse con apprensione lo sguardo alla finestra, da cui trasparivano lame lucenti. Il mondo continuamente viene infangato dai mali commessi dall’uomo, eppure il sole continuava a splendere. C’era ancora speranza per le sorti del clan Mishima, Jinrei ne era convinto. Di sicuro non avrebbe abbandonato il suo vecchio amico ed avrebbe accolto il suo grido d’aiuto.
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#2 Mizama93

Mizama93
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Inviato 03 novembre 2009 - 02:26

Che dire un altro inizio stupendo! continua così!
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By sandrone83!

#3 Versus

Versus
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  • Capitolo:Tutta la saga
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Inviato 03 novembre 2009 - 04:20

Bella davvero, interessante, attendo impaziente un seguito (mamma mia, quanto sono freddo oggi...).
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I've always been mad, I know I've been mad,
like the most of us...
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(Pink Floyd - Speak to me)

 

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#4 depy91

depy91
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Inviato 03 novembre 2009 - 05:17

Tornato! Grazie per le positive impressioni iniziali ed eccovi il seguito:

Giappone, Tokyo, palazzo Mishima, due anni prima.
Imponenti colonnati reggevano robusti soffitti lignei. Le pareti mobili in carta di riso e i numerosi ritratti orientali degli avi ricordavano ai visitatori dell’edificio le antiche origini del clan, che ospitava già da lustri.
I passi di un uomo risuonavano negli ampi corridoi, interrompendo la quiete vigente in quei luoghi austeri. Vesti pregiate avvolgevano il suo fisico massiccio, forgiato dalla fatica di mille combattimenti, uno sguardo severo sormontato da folte sopracciglia ammirava il giardino rigoglioso, di cui si poteva godere dal portico adiacente. Sarebbe stato impossibile trovare qualcuno in Giappone, che non avesse sentito parlare almeno una volta del grande Jinpachi Mishima, uno dei più famosi esperti di arti marziali del mondo e di certo tra i più potenti. Egli discendeva da un’onorevole e ricca stirpe di guerrieri, che affondava le sue radici in epoche lontanissime. I suoi antenati avevano sempre dato prova di immenso valore sul campo di battaglia e di raro acume nella cura del patrimonio familiare, raggranellando col passare delle generazioni infinite ricchezze. Jinpachi aveva raccolto l’eredità del clan e ne incrementò a dismisura i possedimenti attraverso attenti investimenti, costituendo un impero finanziario ineguagliabile, ma non per questo trascurò lo spirito combattivo che da sempre distingueva i Mishima. Aveva ormai cinquantaquattro anni e sua moglie, l’unica donna che egli abbia mai amato, era deceduta durante il parto del loro unico figlio. L’affranto sposo diede al pargolo il nome che, insieme all’amata, avevano scelto quando ancora il piccolo era soltanto un agognato desiderio. Lo chiamò dunque Heihachi e di lui, della sua educazione, della sua crescita, Jinpachi si occupò personalmente, trasformando quel bambino in un uomo, sano e forte. Sottopose il ragazzo agli estenuanti allenamenti necessari per l’acquisizione dei principi del karate in stile Mishima, tramandato di generazione in generazione. Ben presto Heihachi divenne un mirabile combattente, degno di suo padre, dimostrando un’innata propensione alle arti marziali. Jinpachi ne era fiero. Quel giorno ricorreva un evento importante, suo figlio compieva il suo ventitreesimo compleanno, ed egli aveva in serbo per lui un dono di indubbio valore.
Il lungo corridoio volgeva al termine, Jinpachi scostò la parete scorrevole ed fece il suo ingresso in un’ampia sala, nella quale era in corso la sontuosa festa in onore dell’erede dei Mishima. Gli invitati accolsero l’arrivo del genitore con un fragoroso applauso, Jinpachi diede il suo benvenuto a tutti i presenti e si apprestò a raggiungere Heihachi. Egli, vestito del suo splendido kimono cerimoniale, stava intrattenendo alcuni ospiti, Jinpachi si scusò con loro e chiamò in disparte il giovane figlio, che esordì dicendo: “Ben arrivato, padre, ti ascolto”. Poggiando affettuosamente una mano sulla spalla dell’erede, l’uomo annunciò: “Figliolo, sono venuto per consegnarti il mio regalo, ma non si tratta di un semplice oggetto, bensì di qualcosa di molto più grande. Sei ormai adulto e caparbio abbastanza per affiancarti a me nel reggere le redini della Zaibatsu. Ho deciso di eleggerti mio dirigente associato, affinché un giorno, quando io non sarò più qui a consigliarti, tu possa prendere il mio posto. Accetti la mia proposta?”. Heihachi, visibilmente emozionato per quanto aveva ascoltato, non poté che dare il proprio consenso ad un simile atto di fiducia, subito seguito dall’annuncio ufficiale di Jinpachi, che rivolgendosi alle persone in sala, informò tutti delle nuove direttive in azienda. Un altro applauso, ancora più intenso, empì l’atmosfera d’allegria, che permase per il resto della serata di festeggiamenti.
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#5 °Nina_Williams°

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Inviato 03 novembre 2009 - 07:21

mmm interessante continua :D
..."Jinpachi si scusò con loro e chiamò in disparte il giovane figlio, che esordì dicendo: “Ben arrivato, padre, ti ascolto”. Poggiando affettuosamente una mano sulla spalla dell’erede, l’uomo annunciò: “Figliolo, sono venuto per consegnarti il mio regalo, ma non si tratta di un semplice oggetto, bensì di qualcosa di molto più grande. Sei ormai adulto e caparbio abbastanza per affiancarti a me nel reggere le redini della Zaibatsu. Ho deciso di eleggerti mio dirigente associato, affinché un giorno, quando io non sarò più qui a consigliarti, tu possa prendere il mio posto. Accetti la mia proposta?”. Heihachi, visibilmente emozionato per quanto aveva ascoltato, non poté che dare il proprio consenso ad un simile atto di fiducia, subito seguito dall’annuncio ufficiale di Jinpachi, che rivolgendosi alle persone in sala, informò tutti delle nuove direttive in azienda.."
è il mio pezzo preferito lo sai perchè??? perchè io l'ho sempre immaginato così :ahsisi: mi hai letto nel pensiero :ehm:
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#6 depy91

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Inviato 03 novembre 2009 - 07:26

Lieto di dare forma ai tuoi pensieri allora! :lol: Visto che alla fine ho trovato il soggetto per la nuova FF? delusa o soddisfatta?
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#7 °Nina_Williams°

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Inviato 03 novembre 2009 - 07:37

soddisfatta... metterai anke Kazume Mishima(la madre di Kazuya)???? sai sono curiosa :D
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#8 Jin_98

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Inviato 03 novembre 2009 - 08:12

stupenda! cotinua Depy! ;)
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#9 depy91

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Inviato 03 novembre 2009 - 08:37

Tranquilli, continuo molto volentieri perchè l'argomento interessa me quanto voi. Non anticipo nulla su kazume, lo scopriremo strada facendo :ph34r: ...
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#10 Jin_98

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Inviato 03 novembre 2009 - 08:42

la prossima volta potresti fare le origini di Devil o di come Jin ha acquisito il marciho
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#11 Jin_98

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Inviato 03 novembre 2009 - 08:56

dovresti scrivere sulle origini di Devil o su come Jin ha acquisito il marchio
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#12 depy91

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Inviato 03 novembre 2009 - 09:02

Per ora mi concentro su questa per non disperdermi! :) Comunque devil e jin hanno una storia già ben indagata dai ragazzi namco, non credo che mi spingerò oltre quello che già hanno detto loro... :sisi:
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#13 depy91

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Inviato 04 novembre 2009 - 07:38

Scusate l'attesa, ma non sono tornato a mani vuote, eccovi il nuov capitolo appena sfornato!

Nei giorni successivi, Heihachi fu introdotto alle nuove mansioni di amministratore dei beni familiari. Sorprendentemente il giovane Mishima mostrava un precoce fiuto per gli affari, arrivando in poco tempo ad individuare e suggerire gli investimenti potenzialmente più vantaggiosi, estendendo il raggio d’interesse della Zaibatsu ben oltre lo sfruttamento intensivo delle piantagioni di cereali o del piano industriale piuttosto antiquato dell’azienda. Heihachi si stava rivelando un ottimo acquisto per la società, inoltre il suo la sua passione per le arti marziali non accennava a scemare e i suoi avversari, uno dopo l’altro, cadevano sopraffatti ai suoi piedi. Jinpachi si sentiva orgoglioso, suo figlio si sarebbe dimostrato un valido successore ed un guerriero ancor più esperto, in lui riponeva tutta la sua fiducia. Il tempo trascorreva senza posa, come l’acqua tumultuosa di un torrente, la Mishima Zaibatsu aveva raggiunto un valore di mercato mai eguagliato in passato e ciò era dovuto in gran parte all’attività di Heihachi, divenuto oramai un navigato conduttore d’azienda. L’affidabilità conseguita con l’impegno gli valsero una notevole autonomia di governo. Egli poteva intraprendere qualsiasi progetto ritenuto proficuo, ma nulla doveva avere inizio senza il consenso di Jinpachi, anche se sempre più di rado prendeva in mano le sorti della società, lasciando al figlio i compiti principali e dedicandosi quasi esclusivamente ai suoi massacranti esercizi di potenziamento psico-fisico. Il sole splendeva alto in cielo, l’austero patriarca fissava l’orizzonte dalla cima di una scarpata, da cui si apriva un suggestivo paesaggio, dominato da ettari di foresta. Jinpachi aveva a cuore quella landa verdeggiante, poiché proprio all’ombra di uno di quegli alberi imponenti riposava la salma della sua indimenticata sposa. In suo onore egli aveva dato disposizione di erigere al centro della distesa boschiva, un elegante tempio tradizionale ad imperitura memoria del loro intimo legame. Il cantiere dell’edificio sacro era ancora attivo, ma dalla sommità del promontorio era già possibile intuire quale sarebbe stato l’affascinante aspetto definitivo. Sperduto nei mari della contemplazione, Jinpachi non si avvide di non essere più il solo a godere della vista mozzafiato. Alle sue spalle una voce si impose sul silenzio persistente della vallata, interrotto di tanto in tanto dal verso di un’aquila in lontananza: “Padre, ti ho cercato ovunque, ho qualcosa da mostrarti”. Senza neppure voltarsi, Jinpachi tese un braccio in direzione del tempio e quasi ignorando le parole del figlio, lo invitò a guardare e disse: ”Ho fatto costruire l’Honmaru affinché io non possa mai dimenticare chi sono veramente, un semplice uomo. Da sempre vivo nell’abbondanza di ogni cosa, ma ho iniziato a comprendere cosa fosse la vera ricchezza soltanto dopo aver conosciuto tua madre. Ella mi indicò la via, che io ero troppo stolto per scorgere, poiché accecato dal mio ego e dalla stupida pretesa di vivere al di sopra degli altri. Ricorda, figlio mio, ricchezza e potere possono rendere la strada meno tortuosa, ma qualora si dimentichi di essere prima di ogni altra cosa un essere umano, capace di provare sentimenti puri, si è destinati ad affogare inesorabilmente nelle oscure acque della sofferenza”. Heihachi fu profondamente sorpreso nell’udire simili frasi, da colui che sin dalla fanciullezza lo aveva educato a non tremare di fronte a nessuno al mondo, a rialzarsi dopo una sconfitta, ma soprattutto a fare in modo che tale insuccesso non possa mai accadere. Eppure adesso lo aveva davanti agli occhi, quel genitore severo e restio ad eclatanti gesti d’affetto stava riaprendo una vecchia ferita, mai completamente risanata, invitando suo figlio a non commettere i suoi stessi errori. Diede una veloce occhiata all’Honmaru, ma a quanto pareva ammirare le bellezze di quel paesaggio non era tra i suoi programmi. Infatti si preoccupò di abbandonare l’argomento sollevato da suo padre e di riportare la discussione su quanto aveva in mente di proporre: “Ascoltami, non te ne pentirai. Ho già preso i giusti contatti per realizzare un’idea balenatami in testa da diverso tempo. Ho intenzione di conferire un volto nuovo alla Zaibatsu, rivoluzionando la sua sfera di interesse ed aprendo le porte ad un futuro roseo”. Jinpachi avrebbe preferito abbandonarsi ancora per un po’ ai suoi ricordi, ma l’entusiasmo del figlio meritava risposta, sebbene l’accenno ad un mutamento radicale in azienda lo aveva alquanto interdetto. Dunque diede un’occhiata alle carte consegnategli da Heihachi, ma mai avrebbe voluto e potuto credere a quanto stava leggendo. Si trattava infatti di progetti militari per la realizzazione di un’arma innovativa, che avrebbe sostituito il soldato comune con un automa, dotato di un cervello programmabile e pertanto infallibile ai fini della missione affidatagli. La perfetta macchina da guerra all’attuale stato di prototipo, di cui erano riportati disegni illustrativi e descrizioni insistenti sul suo potere distruttivo, era stata battezzata Type “J” dal suo ideatore, l’eminente scienziato russo G. Boskonovitch. Jinpachi discostò lentamente lo sguardo dai documenti e lo rivolse al figlio senza dir nulla, egli sentiva che qualcosa non stava andando come lui aveva sperato, dopo tanti anni poteva riconoscere quella terribile pretesa di onnipotenza, da cui si era faticosamente liberato grazie alla sua amata, ma stavolta non era lui a soffrirne, bensì suo figlio Heihachi. Quest’ultimo, intuendo che il padre non avesse accolto il progetto con il suo stesso entusiasmo, assicurò: “Ci pensi? Finanziando questo prototipo, allargheremo il nostro mercato sul traffico di armamenti, potremo contrattare con il mondo intero alle nostre condizioni. E questo è soltanto l’inizio, perché ho…”. Non fu in grado di terminare quanto aveva da dire poiché il perentorio rifiuto di Jinpachi, lo interruppe. Il cinquantacinquenne voltò le spalle al figlio e accennò ad andare, ma Heihachi lo fermò esclamando: “Come osi trattarmi in questo modo dopo tutto quello che ho fatto per la nostra società? Se tu non hai più a cuore gli interessi della Mishima Zaibatsu vorrà dire che me ne occuperò personalmente e senza richiedere il tuo apporto. Non sono più il tuo bambino debole e manipolabile, sono un uomo adesso ed esigo il dovuto rispetto da parte tua, padre!”. Il leggendario lottatore riprese il suo cammino a testa bassa, senza degnare Heihachi di alcuna risposta
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#14 Jin_98

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Inviato 04 novembre 2009 - 09:45

cavolo! sei bravissimo!! (susate per i doppi post di prima ma non mi risultava che ne avevo già scritto uno).
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#15 °Nina_Williams°

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Inviato 05 novembre 2009 - 07:13

:chiagne: wooooooooooooooooooooow è stupendissimo!!! mi è piaciuto molto questo pezzo di Jinpachi:
"Ho fatto costruire l’Honmaru affinché io non possa mai dimenticare chi sono veramente, un semplice uomo. Da sempre vivo nell’abbondanza di ogni cosa, ma ho iniziato a comprendere cosa fosse la vera ricchezza soltanto dopo aver conosciuto tua madre. Ella mi indicò la via, che io ero troppo stolto per scorgere, poiché accecato dal mio ego e dalla stupida pretesa di vivere al di sopra degli altri. Ricorda, figlio mio, ricchezza e potere possono rendere la strada meno tortuosa, ma qualora si dimentichi di essere prima di ogni altra cosa un essere umano, capace di provare sentimenti puri, si è destinati ad affogare inesorabilmente nelle oscure acque della sofferenza”. :chiagne:
haha prima Jinpachi era orgoglioso di Heihachi poi quando gli ha fatto vedere il progetto si è ritirato un pò indietro :asd: e questo è solo l'inizio caro Jinpachi :asd: :asd:
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#16 depy91

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Inviato 05 novembre 2009 - 04:55

Nina adoro i tuoi post! :) Hai ragione, questo e solo l'inizio, ma dovrete aspettare un pò per il resto, perchè un mucchio di roba da studiare... :mellow:
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#17 °Nina_Williams°

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Inviato 05 novembre 2009 - 05:18

vai tranqui io ti aspetto ;)
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#18 Blood Talon

Blood Talon
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Inviato 06 novembre 2009 - 10:26

Depy sei veramente bravo. complimenti!

                                                                                                  너말야, 움직임이 너무 둔하다.

 

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                                                                                                                      아, 귀찮아..
                                                                                                              엄마 젖이나 더 먹고와!

 

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#19 Jin_98

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Inviato 06 novembre 2009 - 08:22

non vedo l'ora di leggere il resto
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#20 depy91

depy91
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Inviato 07 novembre 2009 - 12:52

Grazie a tutti, premio la vostra pazienza con un altro luuuungo capitolo :)

Furono per lui notti di tormento interiore le successive, poiché sentiva il suo rapporto con Heihachi affievolirsi di giorno in giorno, mentre la superbia del figlio stava assumendo via via tinte sempre più fosche. I collaboratori alla dirigenza e i principali investitori della società di famiglia eclissarono progressivamente la loro vecchia guida, convinti dall’intraprendenza del nuovo arrivato e dalla corruzione del suo denaro. Il volto della Mishima Zaibatsu stava cambiando molto più rapidamente di quanto Jinpachi aveva temuto. Avendo ormai perso il suo peso in azienda, ma soprattutto il suo ascendente sull’erede, cadde in un profondo stato di frustrazione, iniziò a frequentare sempre meno le sedi della società, per la quale così fortemente si era impegnato, schiacciato dalla delusione del suo fallimento come padre. Per mesi di lui non si seppe nulla, né più il pavimento delle grandi arene, dove egli aveva dimostrato di essere il migliore tra i combattenti, veniva calpestato dal suo piede fiero. Ritiratosi in una delle sue proprietà, costruita sui fianchi rocciosi di una montagna nipponica, trascorreva le sue giornate immerso nella meditazione e in faticosi allenamenti. Heihachi aveva oramai il pieno controllo dei beni del clan Mishima, nulla ostacolava i suoi progetti.
Quella notte Jinpachi era di ritorno dall’ennesima estenuante seduta d’addestramento e, sfinito, si era abbandonato tra lenzuola del suo letto e il torpore lo aveva sopraffatto quasi subito. Non fu un sonno tranquillo, un’orribile scena popolava i suoi sogni, colmano il suo cuore di oscuri presentimenti: suo figlio, circondato da un’immensa distesa in fiamme, rideva beffardamente e senza sosta. Le sue mani grondavano di sangue. Destatosi di soprassalto, ancora intimamente turbato, Jinpachi comprese che quell’icubo doveva trattarsi di un terribile presagio, tuttavia necessitava di una prova e sapeva esattamente come ottenerla. Quella stessa notte raggiunse, dopo la lunga assenza, il palazzo Mishima, sede della Zaibatsu. Jinpachi conosceva perfettamente ogni meandro della struttura e naturalmente era certo che corpi di guardia stessero sorvegliando l’area. A quanto sembrava Heihachi aveva intensificato notevolmente i sistemi di sicurezza per l’aula d’archivio della corporation, ulterire ragione di sospetto per Jinpachi. Abbattute facilmente le guardie all’ingresso, la leggenda delle arti marziali si intrufolò nell’archivio. Ciò che scovò lo lasciò senza parole. Contratti di finanziamento per ingenti produzioni belliche, rapporti scientifici riguardanti esperimenti di mutazione genetica su animali ed esseri umani, programmi per l’istituzione di un vero e proprio esercito segreto di sodati scelti, al servizio di Heihachi, una squadra d’assalto che sarebbe stata utilizzata per il raggiungimento di loschi fini, nome in codice: Tekken Force. Sebbene quanto aveva già scoperto fosse sufficiente ad avvalorare gli incubi di Jinpachi, egli rimase ad indagare ancore per qualche ora. Ancor più furtivamente della prima volta, più sconvolto che mai, si allontanò dall’edificio per ritornare alla sua dimora. Qui, pervaso da un dolore interiore lancinante, non essendo più in grado di sopportare da solo l’ingombrante fardello della sofferenza, decise di chiedere aiuto all’unica persona di cui poteva ancora fidarsi. Strinse una penna tra le dita e prese a scrivere una lettera indirizzata al suo amico più caro, di cui da troppo tempo non aveva notizia, Wang Jinrei. Il tenebroso volto della notte non accennava a cedere il passo al bagliore del mattino e soltanto un luogo esisteva dove Jinpachi avrebbe potuto concludere quella terribile giornata. Accompagnato dal chiarore delle stelle, egli s’addentrò nella foresta dei ricordi e raggiunse l’antro dell’Honmaru, la cui costruzione era stata da poco tempo ultimata. La luce fioca e tremolante delle candele scandiva le maestose pareti della sala principale, dominata dallo sguardo vigile di una statua aurea del Buddha. Fuori le prime gocce di pioggia cadevano sull’erba del bosco, dando luogo ad un delicato concerto di suoni. Il rombo di una folgore squarciò il silenzio, lo scricchiolio del portale di ingresso al tempio indicava che qualcuno lo aveva appena attraversato. Il calpestio di alcuni passi echeggiò nella grande aula, dove Jinpachi stava meditando accovacciato alla base dell’imponente statua. Un altro tuono, di nuovo la quiete, bruscamente interrotta da una voce: “Sapevo di trovarti qui”. Jinpachi aprì gli occhi e continuando a dare le spalle all’intruso domandò con tono fermo e deciso: “Cosa vuoi, Heihachi? Non ho più nulla che ti interessi ormai, cos’altro cerchi di sottrarmi stavolta?”. Ancora dei passi, Jinpachi poteva percepire il calore del corpo di suo figlio alle sue spalle, quest’ultimo affermò: “Sei stato visto uscire dall’archivio, so quello che hai letto”. Jinpachi sospirò, prima che l’erede continuasse dicendo: “Ogni cosa al mondo deve cambiare prima o poi, perché non lo accetti? Tuo figlio è destinato a voltare pagina, dovresti esserne fiero ed invece ficchi il naso nei miei piani, intrufolandoti di soppiatto nella sede della società, che tu stesso hai guidato per metà della tua vita. Sei patetico”. “Patetico?” rispose suo padre “Patetico è il folle che crede di oltrepassare i limiti stabiliti dalla libertà altrui, per imporre la propria. L’egoismo e la brama di potere finiranno col divorarti, finché ti sarà impossibile tornare indietro”.
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