Esatto basta che prima o poi la scrivi e noi saremo contenti!
L'alba della dannazione
Iniziato da
depy91
, nov 03 2009 02:20
49 risposte a questa discussione
#42
Inviato 12 novembre 2009 - 06:12
Ciao ragazzi, il vostro incoraggiamento è stato utilissimo, infatti ieri notte sono rimasto a scrivere fino alle 2:40!!! Indovinate un pò? la ff è terminata! Di seguito riporto quello che di fatto è il penultimo capitolo e se volete posso postare anche l'ultimo oggi stesso!
Lepilogo della dura contesa era vicino, un intenso soffio di vento spalancò il portale della sala e ululando spense le torce, privando dellilluminazione lala del tempio, dove avveniva lo scontro, che in un attimo piombò nelloscurità. Cadenzati come battiti cardiaci, i lampi svelavano per pochi istanti le sagome dei combattenti, per nulla distratti dallimprovvisa mancanza di luce. Qualcosa tuttavia accade, una serie di tuoni segnarono il cielo e il loro breve chiarore permise di scorgere Heihachi franare a terra, poi rialzarsi subito per schivare un colpo di Jinpachi, infine unire i palmi delle mani, accostandoli al fianco destro. I suoi occhi si accesero di ferocia, le sue labbra mostrarono i denti e nellimpeto del suo colpo decisivo, laria attorno a lui sembrò coagularsi in una scarica elettrica. La tecnica andò a segno, Jinpachi potè ascoltare suo figlio sussurrargli allorecchio: Se pensi che per te questa sia la fine, sappi che si tratta soltanto dellinizio della tua condanna, infine stramazzò al suolo, esalando un impercettibile gemito.
Giappone, Tokyo, una settimana dopo.
Era trascorso molto tempo da quando questa terra lo aveva accolto lultima volta. Wang Jinrei aveva ascoltato le suppliche del suo caro amico ed aveva deciso di offrirgli il proprio sostegno. Purtroppo però, al suo arrivo tutti i giornali riportavano ancora la sconvolgente notizia dellimprovvisa morte del grande magnate giapponese, proprietario della Mishima Zaibatsu, scomparso in circostanze misteriose, e della conseguente cessione della società al parente più prossimo al defunto, suo figlio Heihachi. Travolto da un frastornante dolore interiore, come se avesse perso con lamico fraterno persino una parte della propria anima, Jinrei fu subito pervaso da un tremendo sospetto. Si informò presso la gente del luogo su dove la tomba di Jinpachi fosse stata allocata, seguì le indicazioni e giunse in prossimità di un alto promontorio. Davanti a Wang una semplice roccia lapidea, recante inciso a caratteri orientali il nome del compagno dallegre bevute, si stagliava sullinebriante sfondo della grande foresta, il luogo più caro in assoluto per Jinpachi . Di fronte a tale vista Wang crollò sulle ginocchia e si abbandonò ad un tenero pianto colmo daffetto. Linsistente sospetto balzò nuovamente alla mente del mercante, che temeva ormai sempre più decisamente, che Heihachi avesse commesso un terribile gesto. Il Cinese giurò dunque sulla tomba dellamico che avrebbe tentato con ogni mezzo di restituire alla stirpe Mishima la sua dignità originale, vendicando Jinpachi anche direttamente, se ve ne fosse presentata la necessità.
FATEMI SAPERE!
Lepilogo della dura contesa era vicino, un intenso soffio di vento spalancò il portale della sala e ululando spense le torce, privando dellilluminazione lala del tempio, dove avveniva lo scontro, che in un attimo piombò nelloscurità. Cadenzati come battiti cardiaci, i lampi svelavano per pochi istanti le sagome dei combattenti, per nulla distratti dallimprovvisa mancanza di luce. Qualcosa tuttavia accade, una serie di tuoni segnarono il cielo e il loro breve chiarore permise di scorgere Heihachi franare a terra, poi rialzarsi subito per schivare un colpo di Jinpachi, infine unire i palmi delle mani, accostandoli al fianco destro. I suoi occhi si accesero di ferocia, le sue labbra mostrarono i denti e nellimpeto del suo colpo decisivo, laria attorno a lui sembrò coagularsi in una scarica elettrica. La tecnica andò a segno, Jinpachi potè ascoltare suo figlio sussurrargli allorecchio: Se pensi che per te questa sia la fine, sappi che si tratta soltanto dellinizio della tua condanna, infine stramazzò al suolo, esalando un impercettibile gemito.
Giappone, Tokyo, una settimana dopo.
Era trascorso molto tempo da quando questa terra lo aveva accolto lultima volta. Wang Jinrei aveva ascoltato le suppliche del suo caro amico ed aveva deciso di offrirgli il proprio sostegno. Purtroppo però, al suo arrivo tutti i giornali riportavano ancora la sconvolgente notizia dellimprovvisa morte del grande magnate giapponese, proprietario della Mishima Zaibatsu, scomparso in circostanze misteriose, e della conseguente cessione della società al parente più prossimo al defunto, suo figlio Heihachi. Travolto da un frastornante dolore interiore, come se avesse perso con lamico fraterno persino una parte della propria anima, Jinrei fu subito pervaso da un tremendo sospetto. Si informò presso la gente del luogo su dove la tomba di Jinpachi fosse stata allocata, seguì le indicazioni e giunse in prossimità di un alto promontorio. Davanti a Wang una semplice roccia lapidea, recante inciso a caratteri orientali il nome del compagno dallegre bevute, si stagliava sullinebriante sfondo della grande foresta, il luogo più caro in assoluto per Jinpachi . Di fronte a tale vista Wang crollò sulle ginocchia e si abbandonò ad un tenero pianto colmo daffetto. Linsistente sospetto balzò nuovamente alla mente del mercante, che temeva ormai sempre più decisamente, che Heihachi avesse commesso un terribile gesto. Il Cinese giurò dunque sulla tomba dellamico che avrebbe tentato con ogni mezzo di restituire alla stirpe Mishima la sua dignità originale, vendicando Jinpachi anche direttamente, se ve ne fosse presentata la necessità.
FATEMI SAPERE!
#46
Inviato 14 novembre 2009 - 08:45
Presto fatto! Il gran finale è arrivato
Intanto linimmaginabile stava avvenendo a poca distanza da quel luogo di ricordi e promesse. Nel cuore della foresta, al di sotto delle fondazioni dellHonmaru, qualcuno giaceva sospeso ad unenorme colonna, legato mani e piedi al pilastro mediante robuste catene metalliche. Il suo corpo era denutrito, i suoi occhi scavati in un volto smunto, ma ciononostante da quello sguardo traspariva ancora il piglio di un vero guerriero. Sibilante come il verso di un serpente, una voce emerse dal vuoto di quellorribile prigione: Svegliati, Jinpachi ripeteva Svegliati!. Il logorato lottatore leggendario dischiuse gli occhi, ma dacanti a sé non trovò nessuno, come invece sattendeva. Intimorito e con voce affaticata domandò: Chi sei, che cosa vuoi da me?. La voce misteriosa riprese il suo discorso con tono ancor più infido: Jinpachi, il magnifico combattente, battuto da suo figlio ed esposto come un trofeo sotto il suo amato tempio per il resto dei suoi giorni. Tutti ti credono morto ed invece marcisci in questa umida topaia, senza neppure la consolazione del tepore solare. Quale onta per un uomo del tuo valore. Udite queste parole, il prigioniero chiese stupefatto: Come fai a conoscere tutto ciò? Chi ti manda? Dimmi qual è il tuo nome, ed ancora una volta la voce rispose prontamente: Io sono la tua unica speranza di resurrezione. I miei poteri possono riportare il tuo corpo, così malridotto e invecchiato, al suo antico splendore, ma non mi limiterò a questo soltanto. Io ti donerò una potenza tale, che niente e nessuno potrà più opporsi alla tua rivalsa e tu riuscirai in questo modo a porre fine allepoca di terrore che attende questo mondo, insidiato dai piani di Heihachi. In cambio ti chiedo solo un pegno, seguì una breve pausa che allorecchio di Jinpachi parve interminabile, poi riprese: Voglio la tua anima. Infuriato, il lottatore scattò impulsivamente a muoversi, ma le catene che gli costringevano i polsi lo limitavano fortemente. Ruotando il capo in ogni direzione come per rintracciare la fonte di quella folle voce, esclamò: Tu sei il diavolo, o forse anche peggio. Ho faticato moltissimo per liberarmi dei miei insani desideri donnipotenza e tu non mi ricondurrai sulla via del male. Una lugubre risata echeggiò nellangusto tugurio sotterraneo, finché quella perfida voce non continuò a parlare: Rifletti, chi credi che potrà fermare lavanzata di Heihachi ora che tu vieni consumato lentamente dal tempo in attesa della morte, chi credi che ostacolerà il suo cammino? Soltanto tu ne sei in grado, ma non senza il mio aiuto. Accoglimi nel tuo cuore saturo di collera, lasciati conquistare dai tuoi impulsi più profondi, permettimi di aprirti gli occhi, di mostrarti il tuo reale potere!. Jinpachi emise un lungo sospiro, seguito da un silenzio pieno di sofferenza. La decisione spettava a lui soltanto e di certo la demoniaca presenza non aveva tutti i torti. Avrebbe ceduto la sua anima ma con lunico scopo di depurare nuovamente il glorioso sangue Mishima. Aveva fatto la sua scelta e senza neppure avere il tempo tradurla in parole, unincredibile energia fluì come unonda distruttiva dentro di lui. Un nuovo vigore empì le sue membra, una ritrovata fiducia guidava il suo pensiero, una potenza inaudita covava nel cuore. Un torpore improvviso lo investì e dun tratto cadde in un sonno profondo, mentre la voce assicurava: Pazienta, Jinpachi, il tuo momento arriverà, stanne certo.
Cinquanta lunghi anni trascorsero prima che il pavimento dellHonmaru tremasse ancora una volta.
Intanto linimmaginabile stava avvenendo a poca distanza da quel luogo di ricordi e promesse. Nel cuore della foresta, al di sotto delle fondazioni dellHonmaru, qualcuno giaceva sospeso ad unenorme colonna, legato mani e piedi al pilastro mediante robuste catene metalliche. Il suo corpo era denutrito, i suoi occhi scavati in un volto smunto, ma ciononostante da quello sguardo traspariva ancora il piglio di un vero guerriero. Sibilante come il verso di un serpente, una voce emerse dal vuoto di quellorribile prigione: Svegliati, Jinpachi ripeteva Svegliati!. Il logorato lottatore leggendario dischiuse gli occhi, ma dacanti a sé non trovò nessuno, come invece sattendeva. Intimorito e con voce affaticata domandò: Chi sei, che cosa vuoi da me?. La voce misteriosa riprese il suo discorso con tono ancor più infido: Jinpachi, il magnifico combattente, battuto da suo figlio ed esposto come un trofeo sotto il suo amato tempio per il resto dei suoi giorni. Tutti ti credono morto ed invece marcisci in questa umida topaia, senza neppure la consolazione del tepore solare. Quale onta per un uomo del tuo valore. Udite queste parole, il prigioniero chiese stupefatto: Come fai a conoscere tutto ciò? Chi ti manda? Dimmi qual è il tuo nome, ed ancora una volta la voce rispose prontamente: Io sono la tua unica speranza di resurrezione. I miei poteri possono riportare il tuo corpo, così malridotto e invecchiato, al suo antico splendore, ma non mi limiterò a questo soltanto. Io ti donerò una potenza tale, che niente e nessuno potrà più opporsi alla tua rivalsa e tu riuscirai in questo modo a porre fine allepoca di terrore che attende questo mondo, insidiato dai piani di Heihachi. In cambio ti chiedo solo un pegno, seguì una breve pausa che allorecchio di Jinpachi parve interminabile, poi riprese: Voglio la tua anima. Infuriato, il lottatore scattò impulsivamente a muoversi, ma le catene che gli costringevano i polsi lo limitavano fortemente. Ruotando il capo in ogni direzione come per rintracciare la fonte di quella folle voce, esclamò: Tu sei il diavolo, o forse anche peggio. Ho faticato moltissimo per liberarmi dei miei insani desideri donnipotenza e tu non mi ricondurrai sulla via del male. Una lugubre risata echeggiò nellangusto tugurio sotterraneo, finché quella perfida voce non continuò a parlare: Rifletti, chi credi che potrà fermare lavanzata di Heihachi ora che tu vieni consumato lentamente dal tempo in attesa della morte, chi credi che ostacolerà il suo cammino? Soltanto tu ne sei in grado, ma non senza il mio aiuto. Accoglimi nel tuo cuore saturo di collera, lasciati conquistare dai tuoi impulsi più profondi, permettimi di aprirti gli occhi, di mostrarti il tuo reale potere!. Jinpachi emise un lungo sospiro, seguito da un silenzio pieno di sofferenza. La decisione spettava a lui soltanto e di certo la demoniaca presenza non aveva tutti i torti. Avrebbe ceduto la sua anima ma con lunico scopo di depurare nuovamente il glorioso sangue Mishima. Aveva fatto la sua scelta e senza neppure avere il tempo tradurla in parole, unincredibile energia fluì come unonda distruttiva dentro di lui. Un nuovo vigore empì le sue membra, una ritrovata fiducia guidava il suo pensiero, una potenza inaudita covava nel cuore. Un torpore improvviso lo investì e dun tratto cadde in un sonno profondo, mentre la voce assicurava: Pazienta, Jinpachi, il tuo momento arriverà, stanne certo.
Cinquanta lunghi anni trascorsero prima che il pavimento dellHonmaru tremasse ancora una volta.
0 utente(i) stanno leggendo questa discussione
0 utenti, 0 visitatori, 0 utenti anonimi