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12 risposte a questa discussione

#1 hwoary

hwoary
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Inviato 21 febbraio 2010 - 05:14

Hola raga, rieccomi con una fanfic, postata già in girò da un po', ed era parecchio che non scrivevo...(ed è incredibile che duri ancora lol)

Hope you like it =D

Chapter One


Fu incredibile come mi ritrovai in pigiama in pieno giorno in mezzo ad una folla di lottatori super-palestrati e fan scatenati che popolavano la sede del Tournament nei giorni che precedevano il suo inizio. La gente, per ovvi motivi, mi guardava come se fossi una svitata, ma non era colpa mia se mio padre, Paul Phoenix, mi aveva tirata giù dal letto e sbattuta fuori dall’alloggio a prima mattina chiedendomi “garbatamente” di andargli a prendere un tè verde ed un giornale. E soprattutto non mi aveva dato alcuna possibilità di entrare a prendere dei vestiti, nonostante avessi cercato di sfondare la porta a calci.
Il bello è che non avevo la minima idea di come avrei potuto soddisfare le sue richieste dal momento che eravamo arrivati il giorno prima ed io non conoscevo minimamente quell’immenso posto.

Papà, durante la lunga permanenza fuori casa per i suoi allenamenti, mi aveva iscritta ad una scuola per stranieri dal momento che io di giapponese non conoscevo nemmeno una parola. Mia sorella e mia madre se la spassavano in giro, le immaginavo su una bella spiaggia a godersi il sole da qualche parte, ci avrebbero raggiunti più avanti. Sì perché papà non voleva mostrare il suo lato tenero, anche se cominciavo a dubitare dell’esistenza effettiva di un suo lato tenero vista la situazione in cui LUI mi aveva cacciata. Quindi si portava dietro solo me, per di più “per copertura” non ero sua figlia, ma la sua “assistente”, visto che in fondo ne aveva bisogno in assenza di mia madre. Il che giustificava il suo comportarsi da despota in presenza (ma anche no) di altri. E non potevo partecipare al torneo, ovviamente.

Vagavo mezza assonnata alla ricerca di un bar o di qualcosa di simile dove comprare un tè in fretta e ritornarmene di corsa nel mio letto a poltrire ancora un po’. La mia ricerca sembrava non dare alcun frutto, ma poi finalmente all’orizzonte apparve un chiosco dove mi precipitai di corsa sperando che non fosse un allucinazione mattutina. Per fortuna non lo era. C’era una fila notevole, ma fortunatamente scorreva velocemente e presto arrivò il mio turno. Il tipo del chiosco mi guardò in cagnesco, ma era giustificato, visto il mio aspetto a dir poco orribile. “No, non sono una barbona…è che…lascia stare…” Scossi la testa, non sarei riuscita ad inventare qualcosa di credibile.
“Potrei avere un tè verde caldo?”. Pregai in tutte le lingue in una risposta affermativa che grazie a dio arrivò, e trovai persino il quotidiano, che presi da una pila sul bancone. Mi ricordai che anche io dovevo fare colazione visto che papà non mi avrebbe fatto trovare nulla, quindi comprai anche qualcosa di commestibile per me...e per lui. Mi girai e ,con le mani totalmente occupate (di cui una ustionata grazie al caro tè verde bollente) ed il giornale in bocca, cercai di farmi strada fra la gente che di certo non mi facilitava la cosa. Un idiota mi pestò un piede, un altro mi fece uno sgambetto di proposito, ed io, nonostante fossi dotata di un buon equilibrio, inciampai e l’unica cosa che riuscii a vedere fu il dolce tè che volava via, finendo addosso ad un ragazzo, a cui piedi finii invece io, quasi stesa per terra. Già bestemmiavo in tutte le lingue quando quello stramaledetto tè di mio padre ormai quasi vuoto mi rimbalzò in testa, dal momento che non ne avevo avuto abbastanza.

“Dannazione, ma cosa ti è saltato in mente?! Questa roba scotta!” sbraitò il ragazzo.
Mi alzai lentamente, raccogliendo il resto dei miei acquisti, e gli rivolsi e lo sguardo. Aveva i capelli di un rosso-arancione, occhi color mandorla, indossava una maglia nera e dei jeans con degli inserti in pelle. Era sicuramente meno muscoloso dei Big Jim che vedevo in giro, ma aveva l’aria di essere decisamente più agile e atletico di loro. Mi pareva di averlo visto già a scuola, qualche giorno prima, ma forse mi sbagliavo, non mi sembrava un tipo che andasse a scuola.
“Scusami, ma qualche idiota immondo ha fatto di tutto pur di farmi cadere”. Era ancora decisamente incavolato, nemmeno mi rispose, e se ne andò via seguito da un altro uomo. Mentre mi ripulivo le ginocchia sentii accanto la presenza di qualcuno e un odore di tè verde bollente che ormai mi dava la nausea. Probabilmente quel diavolo di tè mi aveva dato alla testa e credevo di essere circondata da bicchieri di tè verde assassini, e fui sorpresa quando invece alzai lo sguardo e mi ritrovai vicino un altro ragazzo, stavolta biondo. Eh sì, mi porgeva un bicchiere di tè.

“Ciao piccola” disse, sfoggiando un sorriso da playboy.
Gli lanciai un occhiataccia, se cercava di attaccare bottone con me si sbagliava proprio. “Ti ho vista volare e perciò sono andato a comprartene un altro”.
Lentamente ritornai in posizione eretta, non mi andava di mandarlo a quel paese, d’altronde era stato molto gentile. “Grazie mille….lo apprezzo molto” ,cercai di sembrare più grata possibile.
“Bel modo di tentare di agganciare Hwoarang, mai vista un’ammiratrice così” mi disse lui, ridacchiando e guardandomi con aria comprensiva.
“Ammiratrice di chi scusa?” risposi moderatamente acida. “Mi sa che non hai capito niente” scossi la testa sbuffando, ne avevo già abbastanza di quel tipo, era inutile andare oltre. Presi il tè dalla sua mano e aggiunsi “grazie ancora, adesso è meglio che porti a mio pa…cioè al mio capo questo tè o mi ucciderà”.
“Hey aspetta, non mi hai dato nemmeno la possibilità di presentarmi” mi fermò e fui costretta a girarmi di nuovo. Aveva ancora con quel sorrisetto da playboy sfigato di prima e per di più aveva assunto una posa da presunto super figo con tanto di mani appoggiate sui fianchi. Il che non aiutava il mio già distrutto sistema nervoso.
“Io sono Steve Fox” , lo disse come se fosse stato Madonna. Mi porse la mano aperta ed io la strinsi rispondendo “Alexia”.

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#2 depy91

depy91
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Inviato 21 febbraio 2010 - 08:16

ehilà, ciao, avevo già letto la tua fic su un altro sito ed ho molto apprezzato la naturalezza dei tuoi personaggi. Ottimo lavoro! ;)
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#3 hwoary

hwoary
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Inviato 21 febbraio 2010 - 09:04

Grazie =)

Steve cominciò a seguirmi dal momento che mi ero avviata con l’intento di tornarmene a dormire. “Partecipi al torneo?” gli chiesi io visto che ormai ero destinata a sorbirmelo per tutto il tragitto e lui d’altronde aveva l’aspetto di un lottatore, visti i muscoli delle braccia decisamente sviluppati e l’abbigliamento da Rocky Balboa fuori dal ring. “Avrei voluto ma…non sono pronto” rispose lui un po’ dispiaciuto ed abbassando lo sguardo si fece buio in viso. “Ah…beh nemmeno io ho avuto la possibilità di iscrivermi, sai com’è sono una povera sguattera” cercai di sdrammatizzare, sulla sua faccia si leggeva palesemente che il non poter gareggiare lo buttava giù di brutto. “Molti di questi lottatori non sono normali, alcuni di loro hanno una forza disumana, il mio allenatore mi ha proibito di provarci, secondo lui era un suicidio, crede che non sia pronto” continuò lui. “Lavori per qualcuno?” mi chiese lui, cambiando argomento. “Sì, Paul Phoenix, quel rompiscatole” osai io, tanto era mio padre.
Mi fece ripensare a quanto fossi irrimediabilmente imbestialita per causa sua. “Ah lui, sembra davvero forte” osservò Steve, gasatosi dopo aver sentito il suo nome, papà doveva avere una buona reputazione nell’ambiente perché a Steve gli occhi brillavano. “E’ tanto forte quanto sborone…”, precisai ridacchiando.

Cominciai poi ad accelerare il passo, non volevo che il tè si raffreddasse , altrimenti tutti i miei sforzi sarebbero stati vani. Steve mi seguiva ancora e continuammo a chiacchierare del più e del meno fin quando finalmente riuscii a ricordare dove alloggiavo. Imboccai un viale alberato ai cui lati vi erano villette a schiera , ovvero gli alloggi per i lottatori internazionali. Devo dire che la Mishima Zaibatsu non ci trattava poi così male. Di sicuro sapevano organizzare tornei. Il self-service potevano offrirlo però, così mi evitavano la sfacchinata, il capitombolo e le figuracce in pigiama. “Ecco io sto qui” dissi a Steve fermandomi di fronte ad una di quelle villette. “Vorrei finalmente vestirmi” , sì, perché ero ancora in pigiama. Steve sembrava essersi dimenticato della cosa e non riuscì a trattenere una risata quando glielo ricordai. Dovetti trattenermi dal rovesciargli di proposito il tè in faccia o papà mi avrebbe uccisa. “Okey, ci si vede dopo!” mi salutò lui, sfoggiando l’ennesimo sorriso e lasciandomi libera di tornare finalmente dentro. Dopotutto ero già stata umiliata abbastanza. Risposi con un sorriso forzato, a volte mi chiedo perché mi sforzo di essere così buona.

Papà era seduto sul divano, telecomando alla mano e bestemmiava perché non riusciva a trovare canali in inglese. “Paul” lo chiamai , lui si girò , accorgendosi della mia presenza solo in quell’istante e lanciò con violenza il telecomando sul divano, per fortuna atterrò sul morbido. “Ci hai messo troppo ragazza, mi è passata la voglia di aspettare e il tipo brasiliano qui a fianco mi ha offerto una strana tisana”. Chi mi diede la forza di non urlare e lanciargli il tè in faccia come avrei fatto con Steve pochi istanti prima non so. Cercai di rimanere calma, gli lancia il giornale e andai di sopra a cambiarmi, mentre addentavo quella specie di briosche che avevo comprato. Era così gommosa che sembrava fatta di polistirolo. Infilai una canottiera gialla con il logo della mia squadra di football preferita, un paio di bermuda verdi e degli anfibi. Ero quasi pronta per uscire di nuovo quando il richiamo del letto fu così forte da trattenermi ancora. Mi stesi, come si suole dire, a 4 di bastoni, e mi addormentai quasi subito.

Dopo po’ sentii qualcuno scuotermi violentemente. “Alex, forza al lavoro, devo allenarmi!” . Aprii gli occhi e davanti a me c’era Paul in tenuta da combattimento che si riscaldava e fremeva dalla voglia di spaccare la faccia a qualcuno. Mi alzai sbadigliando “Se continui a saltellare così sfonderai il pavimento, Paul”. Papà non mi diede molto tempo per riprendermi e mi spinse nel bagno , dove a velocità supersonica mi sistemai un po’, ancora intontita dal brusco risveglio. Poco dopo ero fuori dalla porta, con una cartellina ed una penna in mano. Avevo un espressione decisamente allibita. “Prendi appunti su tutti gli avversari!” mi raccomandò papà. Lo guardai storto “Eh?” , feci finta di non aver capito. “Sì Alex, appunti, annota tutto quello che puoi” si fermò. “Ah e fammi belle foto! Ti ho messo la tua fotocamera nello zaino” aggiunse, tutto gasato. “Ma io non ho la più pallida idea di che appunti prendere!” Mi ignorò, non mi rimaneva altro che seguirlo mentre si avviava. “Che pazienza ci vuole…” pensai tra me e me scuotendo la testa, piuttosto avvilita.

Arrivammo in una zona, stile entrata di uno stadio, dove degli uomini in divisa controllavano i nostri tesserini man mano che attraversavamo il metal detector. Sembrava di stare in aeroporto. Superati i controlli ci ritrovammo in un area gigantesca, piena di ring da combattimento, dove alcuni lottatori si stavano allenando in vista degli incontri ufficiali. Non c’era molta gente sugli spalti, evidentemente non era molto facile riuscire ad assistere a quegli allenamenti. Mi accorsi di essere rimasta ferma a guardarmi intorno, papà mi chiamò per farmi ritornare sulla terra e lo vidi già che aveva preso posizione su uno dei ring. Saltellava sul posto e tirava pugni nel vuoto, per lui il riscaldamento non era mai abbastanza. Poco dopo arrivò il suo sfidante, era Marshall Law, un tipo decisamente somigliante a Bruce Lee, stesso stile di combattimento, stessa voce. Era un vecchio amico di papà. Si frequentavano spesso prima che ci trasferissimo nel New Jersey.
“Guarda chi c’è! Alex! Come sei cresciuta! Ti ricordi di me?” si rivolse a me Law. Paul lo spintonò per fargli capire di stare attento a ciò che diceva e al volume della voce, altrimenti avrebbe fatto saltare la mia …copertura.
“Sì che mi ricordo” gli risposi, sorridendogli. “E’ un piacere rivederti”
Avevo 7-8 anni l’ultima volta che lo vidi, ma la mia memoria funzionava bene e dimenticare un tipo strambo come Marshall era alquanto difficile. Ma soprattutto era difficile dimenticare i giochi pazzi e demenziali che Paul e lui mi facevano fare. Il “Colpisci il tuo vicino con palline di carta” era uno dei più gettonati insieme alla corsa sui tagliaerba con mia madre che strillava vedendo il prato in stile campi di grano di Signs.
“Vado a dare una lezione a tuo padre, non te la prendi eh ragazza?!” scherzò a bassa voce lui cercando di essere il più silenzioso possibile sulla parola “padre”, mentre Paul aveva assunto quell’aria da sbruffone pieno di sé.
“Prendilo pure a calci quanto vuoi, se lo merita” dentro di me alludevo chiaramente all’episodio del tè avvenuto prima in mattinata.
Congedato Law, mi piazzai a bordo ring poggiandoci sopra la cartellina e rassegnata cominciai a trascrivere ciò che vedevo. Non avevo la più pallida idea di cosa stessi scrivendo.

“Hey” dopo un bel po’ avvertii una presenza alle mie spalle. Mi girai e vidi Hwoarang, il tipo che avevo semi-ustionato poco prima. Mi guardai intorno, mi sembrava alquanto impossibile che mi stesse rivolgendo la parola dopo il piccolo incidente con il tè. Realizzai invece che ce l’aveva proprio con me. “Uhm…Ciao” risposi smettendo di scrivere, ancora perplessa. Mi massaggiavo la mano, avevo già un simpatico crampo da “appunti presi furiosamente”. “Steve mi ha detto che tu sei Hwoarang” aggiunsi, volendo indirettamente chiarire che il mio goffo gesto di poco prima non era volto ad attirare la sua attenzione. “Steve? Quel biondino che ti ronzava intorno?” chiese lui un po’ seccato, evidentemente Steve non gli andava proprio a genio. “Sì, lui, sai tra ‘esclusi’ dal torneo si è solidali” cercai di rendere quell’”esclusi” il più ironico possibile dal momento che in realtà né io né Steve avevamo tentato di partecipare al torneo. “Avevi intenzione di partecipare al torneo? Non mi sembri all’altezza a vedere il tuo aspetto” Mi stroncò lui, spietatamente. “Oh beh so di non essere all’altezza delle copertine di playboy ” alludevo alle bellezze mozzafiato che partecipavano al torneo “e poi lo ammetto, a certi peccati di gola non si resiste” alzai le spalle, stizzita, lui cominciò a ridere sotto i baffi , scuotendo la testa. Lo guardavo abbastanza irritata, mi sentivo decisamente presa in giro. “Non intendevo questo” si salvò in tempo prima che mi infuriassi come un toro e che dalle mie orecchie uscisse una nube di fumo nero. “Questo non è un torneo normale e semplicemente tu non mi sembri preparata a dovere” continuò , appoggiandosi al muretto che lo separava dall’area del ring. “Infatti non avevo alcuna intenzione di abbassarmi al vostro livello, tsk” risposi ancora ironicamente , cercando di nascondere il segno delle mille suppliche fatte a mio padre per convincerlo ad allenarmi e a farmi partecipare al torneo. “Sentirete parlare di me” finsi ancora un atteggiamento disinvolto e fiero, stroncato da un calcio supersonico che mi arrivò dritto in faccia del Sig. Law che aveva mancato mio padre. Finii a terra, tenendomi la testa con una mano. Papà scese dal ring per soccorrermi, Hwoarang scavalcò il muretto e mi chiese se era tutto ok. “Hai preso una bella botta” osservò Paul guardandomi. Law sembrava mortificato, ma la verità era che il suo calcio non mi aveva fatto nulla. Io per prima ero sorpresa, mi ero buttata a terra istintivamente ma il colpo in faccia era stato come solletico. Qualcosa non andava, non era possibile. Allontanai la mano dal viso. “Wow, per fortuna non ti sei fatta niente…sicura di averlo beccato sul serio il calcio?” mi chiese Hwoarang, incuriosito. “Sì…ehm, vorrei un po’ di ghiaccio” finsi io, dal momento che non sapevo cosa diavolo mi stesse succedendo e se era il caso di rialzarmi come se nulla fosse. Law corse ancora mortificato a prendere del ghiaccio e torno poco dopo con un sacchetto che poggiai sulla parte colpita dal calcio fantasma.
Mi rialzai aiutata da papà “Va tutto bene”, lo rassicurai, e d’altronde era vero.
“Sono apposto” aggiunsi visto che lui continuava ad osservarmi preoccupato.
“Sicura?”
“Sicurissima, tu continua io vado a sedermi un po’” continuai.
Hwoarang mi seguiva con lo sguardo.
“Non mi sembri tanto sconvolta quanto dovresti esserlo”
“Scusami se non ho perso un occhio ed il mio cervello non è schizzato fuori dalle orecchie, sarebbe stato un bellissimo spettacolo” risposi un po’ acida, sulla difensiva.
Mi sedetti sugli spalti, Hwoarang che evidentemente non aveva nulla da fare si sedette accanto a me.
“Questa cosa mi incuriosisce”
In effetti incuriosiva anche me. Ma ero troppo shockata per pensare a spiegazioni razionali del fenomeno.
Ad un tratto vidi Steve che si sbracciava poco lontano da dove eravamo seduti noi.
“Biondo rompiscatole ad ore 12” scherzò Hwoarang.
“Hey Alex!” sfoggiò il suo famoso sorriso e ci raggiunse.
“Ho appena avuto un idea favolosa!”
Avevo paura di sapere cosa fosse.
“Spara” gli dissi io, sembrava non essersi proprio accorto del ghiaccio e della botta.
“Una scampagnata in spiaggia!” Perse un po’ di entusiasmo quando si accorse della presenza di Hwoarang.
Tolsi il ghiaccio dalla faccia. “Spiaggia?” chiesi sorpresa. “Qui in giro ci sono delle spiagge?”
“Sì ho scoperto che ci sono spiagge balneabili a Tokyo! Fantastico non credi?? Ed il clima è perfetto per una giornata al mare prima dell’inizio degli incontri!” mi guardò meglio. “Hey ma ti sei fatta male per caso?”
“E’ un impressione” ironizzai, ma lui mi prese sul serio e continuò a illustrare vivacemente il suo programma.
“Ho già reclutato un po’ di gente , persino Ling Xiaoyu e Jin Kazama!”
“Kazama?” Hwoarang intervenne scattando improvvisamente.
“Sì incredibile vero?! Quel tipo sembra parecchio scontroso! Ma la tipa con i codini ha insistito così tanto che ha ceduto!”
“Ci sto.” Aggiunse secco Hwoarang. Non me lo sarei mai aspettato. Sembrava parecchio schivo e solitario. Evidentemente aveva dei conti in sospeso con il signor Kazama, tanto importanti da approfittare della situazione.
“Tu Alex?” si rivolse nuovamente a me Steve. Ci pensai un po’…il mare già mi mancava, non era poi così male come idea…
“Beh…perché no…devo solo chiedere al boss” risposi indicando Paul che continuava a pestare allegramente Law. In realtà il fatto che anche ci fosse Hwoarang ed un'altra donna mi incoraggiò ad accettare l’invito, avevo buone possibilità di non finire nella morsa di Steve.
“Perfetto! Allora appuntamento domani davanti all’entrata dell’arena ovest alle 10!” concluse Steve, dandomi il 5. “Ora vado a cercare di reclutare qualcun altro!” ci salutò a mo’ di militare, si girò e corse via. Mentre correva inciampò in un gradino e per poco non finiva spiaccicato per terra. Più che un pugile mi sembrava Pippo in vacanza.
“A dir poco vivace il tuo amico eh” commentò Hwoarang.
“Amico proprio non direi, lo conosco da una manciata di ore” precisai. “Piuttosto credo di aver già visto te prima d’ora”
“Me? Mmh…credo di averti vista in giro per la scuola per ragazzi stranieri la scorsa primavera, durante le sessioni di incontri precedenti al torneo”
“Ah sì, ho accompagnato mio padre a quelle sessioni”
“Tuo padre eh?” si fece sospettoso. Mi ero tradita da sola. Non aggiunsi nulla, finsi che la botta aveva ricominciato a farmi male.
“Tanto l’ho capito che Paul Phoenix è tuo padre” disse lui appoggiandosi con i gomiti allo scalino di dietro, per stare più comodo.
“No no no assolutamente no, cosa dici!” cercai inutilmente di riparare il danno, papà mi avrebbe linciato.
“Si vedeva palesemente dalla sua espressione preoccupata e spaventata quando Law ti ha colpito, non era quella di un datore di lavoro che guarda una dipendente”
Non avevo notato l’espressione di mio padre, ero troppo impegnata a cercare di capire come mai il colpo non mi aveva fatto per niente male. Rimasi in silenzio, non sapevo come controbattere.
“E so anche che quel calcio non ti ha fatto un bel niente”
“Non è vero!” sembravo una bambina capricciosa che cercava di negare l’evidenza.
“Anche uno come me si sarebbe ritrovato con un bernoccolo gigantesco in testa…a meno che tu non sia fatta di kryptonite”
“Mi arrendo.” Sospirai, e scaricai la tensione. Non ero per niente brava a fingere.
“Bingo!” esclamò lui saltando in posizione eretta, fiero del suo essere terribilmente perspicace. “Ora mi spieghi tutto o urlerò al mondo che Paul Phoenix è tuo padre!”
“Oh no! No no no! Lui non vuole…non ora…insomma non vuole! E tu non devi farlo!” Che b******o. “Sono sicura che non mi crederai, ma non saprei cosa spiegarti, perché non so cosa mi sia successo!” lo implorai, dopo aver gettato per terra la sacca con il ghiaccio.
“Ok ti credo, volevo solo divertirmi un po’ vedendo la tua reazione” mi rispose lui ridacchiando.
“Che sadico!” , mi venne spontaneo. “Piuttosto…perché ci tieni tanto a quel Kazama? Non sarai mica dell’altra sponda?” lo stuzzicai io per vendicarmi. Lui scoppiò a ridere, poi improvvisamente tornò serio.
“Non ho mai perso un incontro, lui è stato l’unico con cui ho pareggiato, non mi fermerò finché non l’avrò battuto” spiegò lui, breve e conciso.
“Hai intenzione di sfidarlo in spiaggia?”
“Non è escluso”. Sembrava molto deciso e determinato. La nostra conversazione fu interrotta da Paul che mi chiamava a gran voce da lontano. Aveva finito di fare a botte e reclamava il suo asciugamano. Aprii la borsa di mio padre accanto a me e tirai fuori il suo asciugamano rosso.
“Mi sa che è ora di andare” dissi a Hwoarang alzandomi.
“A domani” rispose e poi raggiunsi papà che mi diede un colpetto in testa.
“Ci hai messo troppo tempo, e non devi passare troppo tempo circondata da uomini”
Prese il suo asciugamano e cominciò ad asciugare il sudore che gli grondava dalla fronte. Si era già scordato dell’ipotetica botta che avevo preso. Recuperai la mia roba e insieme a lui mi avviai verso il nostro alloggio. Durante il tragitto gli chiesi se potevo avere una giornata libera e stranamente non fu difficile ottenere una risposta affermativa. Continuava a lamentarsi del fatto che avessi preso pochi appunti e incomprensibili e soprattutto che non avessi scattato nemmeno una foto. Lo impietosii ricordandogli del calcione che mi ero presa in faccia e sembrò dimenticarsi di tutto.
Passammo il pomeriggio insieme, parlai con mia sorella Jenny al telefono che mi annunciò il suo imminente arrivo con la mamma. La cosa mi riempiva di gioia, chissà come avevano convinto papà…
Andai a letto presto dopo aver sfogliato qualche pagina di un libro. Con Steve in giro il giorno successivo sarebbe stato piuttosto faticoso e avevo bisogno di ricaricare le energie dopo l’impatto traumatico con il nostro primo giorno al King of Iron Fist Tournament…

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#4 hworistian

hworistian
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Inviato 21 febbraio 2010 - 10:37

Bella Fic! E' la più bella che abbia mai letto! Parla sia della tua vita ( La sorella Jenny credo sia vero... ) mischiato a Tekken. La parte più divertente è quando Hwoarang dice:


" Biondo rompiscatole a ore 12 "
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#5 hworistian

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Bella Fic! E' la più bella che abbia mai letto! Parla sia della tua vita ( La sorella Jenny credo sia vero... ) mischiato a Tekken. La parte più divertente è quando Hwoarang dice:


" Biondo rompiscatole a ore 12 "




Edit: Scusatemi il PC mi ha inviato due messaggi. Cancellate questo Post.
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#6 hwoary

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Inviato 21 febbraio 2010 - 11:28

Wow addirittura XD Grazie!! Visto che ci sono posto un altro capitolo ...

Special Guest: Mark Lenders from Capitan Tsubasa

Il mattino seguente mi svegliai al suono della suoneria del cellulare che avevo programmato per alzarmi alle 9. Mi accorsi però che non era la sveglia ad essere suonata, bensì qualcuno mi stava chiamando. Lessi il numero sul display ancora frastornata; era Mark, il mio migliore amico.
“Hey bionda, come va la vita lì?” la voce potente di Mark mi rimbombò nelle orecchie.
“Prosegue tra alti e bassi, cadute e calci in faccia” ironizzai e lui scoppiò a ridere.
“Torna a casa intera però mi raccomando”
Non so perché ma ero quasi convita che sarei tornata intera a casa anche se un masso gigante mi avesse schiacciata dopo quello che era successo ieri.
“Me la caverò Lenders. Piuttosto te, come vanno gli allenamenti?” Conoscevo già la risposta.
“Da dio” . Eccolo, ormai era scontato. “Schiaccerò di nuovo quel moscerino di Holly Hutton anche con gli occhi bendati, il mio tiro in porta è un portento”
Guardai l’orologio, era meglio cominciare a prepararsi.
“Ne sono certa, ma ora devo andare sborone, ti richiamerò appena posso”
“Hasta la vista donna!” mi salutò lui, e riattaccai il telefono.


Sfortunatamente mi accorsi di non avere un costume, così mi infilai dei pantaloncini in tessuto impermeabile e la solita canottiera gialla. Presi una felpa e il pantalone di una tuta, non mi fidavo dei venti e del clima giapponesi. In poco tempo ero pronta, scesi di sotto, salutai papà che miracolosamente si era procurato un tè da solo ed uscì fuori. Mi ci volle un bel po’ per trovare l’arena ovest, ma la riconobbi subito quando vidi un piccolo gruppo di ragazzi e Steve che saltellava per la zona. Hwoarang era in disparte.
Mi avvicinai a loro, scusandomi per il leggero ritardo.
“Finalmente!” esclamò Steve appena mi vide. Non era riuscito poi a riunire tutte le persone che avrebbe voluto. Fortunatamente. Si erano fatti vivi solo Hwoarang, Jin Kazama ,Ling Xiaoyu e una certa Julia Chang, che si presentò cordialmente, così come fecero anche gli altri. Era una ragazza dall’aria intelligente, sicuramente un tipo brillante, colto e in gamba. I suoi capelli castani , in pendant con i profondi occhi castani, erano raccolti in due lunghe trecce ed esibiva un abbigliamento etnico molto originale. Di sicuro la più vicina a me per carattere, personalità e temperamento. Jin , abbastanza alto, capelli e occhi neri scurissimi , decisamente muscoloso e possente, era in disparte, si limitò a stringermi la mano e continuava a fissarmi in modo strano e sospettoso. Era il figlio di Mishima, non avevo ben capito quale, avvolto da un alone di mistero e con uno sguardo impenetrabile, dal quale era impossibile percepire emozioni, sentimenti e informazioni sulla sua personalità. Poi Xiaoyu, un esplosione di energia contenuta nel minuto fisico di una ragazzina bassina apparentemente innocente, con i folti capelli neri legati in due lunghi codini e due occhi piccoli che brillavano di entusiasmo ed allegria. Sembrava avesse una cotta per Jin: si intuiva dal modo in cui lo guardava e dal suo abbracciarlo continuamente nonostante lui rimanesse immobile e freddo come un blocco di granito ad ogni sua dimostrazione di affetto.
Ben presto ci avviammo verso il parcheggio.

Steve aveva una decappottabile nera, 4 posti. Mi chiedevo se i rimanenti 2 avessero dovuto farsela a piedi. Però poi vidi Hwoarang salire in sella ad una moto sportiva. Mi accorsi che Steve mi aveva lasciato il posto davanti libero accanto a lui e Julia si era posizionata dietro, schiacciata fra Jin e Xiaoyu. Deglutii.
“Comincia a seccarti quel provolone eh?” osservò Hwoarang che era dietro di me. “Vuoi un passaggio?” mi chiese. Accettai volentieri l’invito, e lui mi lanciò un casco.
“Non vorrei che tuo padre mi venisse a spaccare la faccia”
Infilai il casco e mentre salivo sulla moto vidi l’espressione un po’ dispiaciuta di Steve che però si riprese subito e mise in moto la macchina. Hwoarang accelerò improvvisamente e quasi volavo via, meno male che avevo fatto bene presa con i piedi altrimenti mi avrebbero recuperato direttamente sull’asfalto. Per sicurezza mi aggrappai a lui.
“Non è che potresti rallentare?” chiesi con tono un po’ preoccupato, la mia indole leggermente fifona era sempre in agguato.
“Sto andando pianissimo”
“I miei capelli la pensano diversamente, stanno facendo di tutto per rimanere attaccati al cuoio capelluto”
Si mise a ridere e accontentò la mia richiesta. Seguimmo Steve e gli altri per una ventina di chilometri, poi la macchina rallentò ed accostò. Hwoarang fece lo stesso.
“Eccoci!” urlò Steve scendendo dalla macchina e sbattendo la portiera. Mi sporsi oltre il guardrail e vidi una lunga spiaggia con delle palme artificiali stile Miami.
“Wow…” ero davvero sorpresa. I giapponesini si trattano bene. Ma soprattutto riescono sempre a colmare tutte le lacune che la natura ha lasciato nel loro territorio.
Jin non sembrava entusiasta della gita e rimase in silenzio quasi tutto il tempo. Steve si lanciò invece giù per la discesa che portava alla spiaggia urlando come un matto. Correndo correndo si levava e lanciava pezzi di abbigliamento e andò dritto dritto a tuffarsi in acqua.
“Quello è matto!” esclamai. Ma nemmeno finì di parlare che Hwoarang sfrecciò a 200 all’ora e replicò, seppur in maniera più discreta, il gesto di Steve.

Non avevo idea di cosa avesse in mente Hwoarang a proposito di Jin. Sembrava lo avesse ignorato per tutto il tempo, mi chiedevo quali fossero i suoi programmi. Insieme a Xiaoyu, Julia e Jin mi avviai verso la spiaggia dove eravamo praticamente solo noi.
“Incredibile non sono stata mai qui!” osservò Xiaoyu che sembrava stupita quanto me. Jin si isolò accovacciandosi accanto ad una palma. Chissà perché era venuto, non aveva proprio l’aspetto di chi ama stare in compagnia. Mi sedetti sul bagnasciuga vicino a Julia, e ammiravo l’infantile comportamento di Steve e Hwoarang in acqua. Quest’ultimo stava cercando di affogare il biondino rompiscatole che si dimenava come un pollo posseduto.
“Ancora non riesco a capire se stanno facendo sul serio o stanno scherzando!” osservò Julia.
“Mmmh…diciamo entrambi” le risposi io, convinta del fatto che a Hwoarang non sarebbe dispiaciuto chiudere la bocca a Steve …per sempre.
Poi la testa bionda e scompigliata di Steve emerse dall’acqua ed almeno eravamo sicure che nessuna delle due sarebbe stata costretta a testimoniare ad un processo contro Hwoarang per omicidio volontario. Improvvisamente, con il suo entusiasmo travolgente, Xiaoyu ci fece saltare in piedi.
“Forzaaaaaaaaaaaaaaaa!”
Temevo di aver perso un timpano.
“E’ ora di unirci a loro per un bagno di gruppo! Whooohoooo!” continuò lei , per poi dirigersi verso Jin, che faticò a far smuovere dalla sua posizione. Solo quando vidi Jin in piedi capii che il bagno toccava anche a me e non c’era via di scampo. E dal momento che non avevo un costume, avrei dovuto arrangiarmi e buttarmi vestita così com’ero. Appena misi un piede nell’acqua, Steve mi corse incontro per schizzarmi e travolgermi, cosa che ho sempre odiato. Trattenni la rabbia per non fare la figura della vecchia zitella acida e finii sott’acqua senza opporre resistenza. Quando uscii fuori vidi Hwoarang e Jin che si scambiavano sguardi di sfida, più che altro Jin aveva la solita espressione amorfa, ma in ogni caso anche lui lo stava fissando negli occhi.
“Avanti Steve! Hai portato un bel pallone?” chiesi io ad alta voce cercando di spezzare la tensione, ci mancava solo una rissa, come se non bastassero i mille incontri quotidiani che vedevo al torneo.
Steve sembrò stupito dal mio improvviso finto-entusiasmo e corse sulla riva per recuperare il pallone da beach volley e tornò in fretta come se non volesse perdere il momento.
“Rosso!” esclamai , lanciando la palla a Hwoarang, che rimase impassibile nonostante lo colpii quasi in faccia.
“Ok dopo il tè e questa di sicuro mi uccide” osservai rivolgendomi a Steve che era preoccupato quanto me della sua possibile reazione.
Jin sembrava essersi scocciato di quella specie di “chi ride per primo” con Hwoarang , così si mosse a recuperare il pallone con il quale cominciò a palleggiare goffamente per poi passarla a Xiaoyu a cui rimbalzò in testa per finire poi sui piedi di Julia che inciampò e finì in acqua.
“Oh, finalmente uno sport in cui sono più capace di voi!” esclamai io tutta fiera della mia modesta carriera pallavolistica. Ma come al solito avevo parlato troppo presto: Hwoarang si fece passare la palla da Steve ed esibì una tecnica perfetta.
“Maledizione” commentai io , per l’ennesima volta uno di loro mi aveva umiliata e buttata sotto terra. Ero talmente in preda ad un misto di sconforto e meraviglia che Hwoarang ne approfittò per ricambiare il favore di poco prima e mi schiacciò una palla dritta in faccia, sapendo, dopo l’esperienza con Law, che probabilmente non avrebbe causato ingenti danni.
E così fu.
“Fatta male?” mi chiese Steve premurosamente.
“E’ tutto…OK. In fondo me lo merito” gli risposi mentre lanciavo un occhiataccia a Hwoarang e riprendevo in mano la sfera.

Stavamo finalmente giocando e divertendoci come ragazzi normali quando avvenne l’episodio che sconvolse la nostra giornata, ma soprattutto la mia vita.

Jin fu come colto da uno spasmo improvviso. Xiaoyu gli si avvicinò per chiedergli se era tutto apposto, ma in un batter d’occhio fu spinta via con violenza e Jin cadde in ginocchio. Continuava a contorcersi come in preda al dolore, ed emetteva strani versi. Julia corse verso Xiaoyu per controllare se stesse bene, mentre io, Steve e Hwoarang eravamo lì di fronte a lui, senza parole e senza avere la minima idea di cosa gli stesse succedendo.
“Hey Kazama! Vedi di finirla!” gli urlò innervosito Hwoarang.
Non so se fu la provocazione di Hwoarang a far tornare Jin in piedi. Quando rialzò lo sguardo verso di noi non era più lui, il suo viso aveva un espressione demoniaca, gli occhi di un grigio quasi bianco e continuava a tremare e contorcersi come se attraversato da un intensa scarica elettrica. Poi chiuse le braccia, strinse i pugni e dalla sua schiena fuoriuscirono due lunghe ali nere, mentre degli strani tatuaggi cominciarono ad apparire sul suo petto.
“Ma che diavolo..?!” urlò Steve, visibilmente spaventato. Hwoarang era sorpreso, ma non sembrava avere paura.
“Fatti sotto Kazama!” gli urlò Hwoarang balzando immediatamente in posizione da combattimento. Appena cercò di avvicinarsi a lui fu però subito spinto via da una scarica di energia. Jin sorrideva malignamente soddisfatto, mentre Hwoarang atterrava qualche metro più lontano in acqua. Fortunatamente si rialzò subito, più motivato di prima.
“Cosa credi di fare!” urlò ancora rivolgendosi a Jin. Steve sembrava come paralizzato dalla paura, lo sentivo dietro di me che continuava a balbettare qualcosa di incomprensibile.
Hwoarang si lanciò nuovamente all’attacco ma questa volta Jin spiccò il volo evitando il suo attacco e una volta in aria emise un raggio di energia dalla fronte, che sfiorò Hwoarang, ferendolo ad un braccio, mentre Steve riuscì incredibilmente ad evitarlo, saltando agilmente più lontano. L’acqua intorno a Hwoarang si fece rossa, ma sembrava non volersi arrendere nonostante fosse scampato alla morte per un soffio. Ma ben presto mi accorsi che ero io il suo nuovo bersaglio. Jin mi fissava negli occhi con lo stesso sorriso beffardo che aveva esibito poco prima. Come un fulmine si stava lanciando in picchiata verso di me.
“Spostati!” Mi urlò Hwoarang, in preda al dolore dovuto alla grave ferita.

Ma io non riuscivo a muovermi. Ero come in uno stato di trance. La mia parte cosciente aveva paura, molta paura. Ma qualcosa di più profondo, di inconscio mi teneva ferma lì, a fissare la morte negli occhi, e mi diceva che era la cosa giusta da fare. Jin si avvicinava alla velocità della luce, sentivo l’adrenalina percorrere tutto il mio corpo. Probabilmente non era adrenalina, perché più che altro sentivo una forte energia riempire ogni parte di me. Ma ero immobile, isolata da tutto ciò che mi circondava, non sentivo nemmeno più le voci di Steve e di Hwoarang ed ignorai l’ultimo vano tentativo di quest’ultimo di fermare Jin.
Chiusi gli occhi quando la versione demoniaca di Jin era ormai ad un passo da me e mi preparai al peggio.

Ma non ci fu nessun impatto. Riaprii gli occhi e Jin era di fronte a me con lo sguardo perso e lentamente tornò normale. Svenne, ed io lo seguii l’istante dopo.

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#7 hwoary

hwoary
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Inviato 23 febbraio 2010 - 06:43

Quando mi risvegliai la prima cosa che vidi fu il viso preoccupato di mia madre che mi accarezzava la testa.
“Mamma?”
Ero in una sala d’ospedale, probabilmente il pronto soccorso della Mishima Zaibatsu. La mia vista era ancora leggermente offuscata, e le luci al neon dritte in faccia non aiutavano i miei occhi nel riprendere la loro funzionalità completa.
“Sì tesoro, sono corsa appena Paul me l’ha detto” mi rispose lei, sollevata dal vedermi sveglia ma non del tutto rilassata. Mi abbracciò dolcemente piena di gioia e mi baciò la fronte. Misi a fuoco e vidi che vicino a lei c’erano Paul , nervoso e in atteggiamento “cane bastonato”, insieme a Steve e, sorprendentemente, Hwoarang. Il fatto che si fosse preoccupato per me di sicuro non mi dispiaceva… Paul probabilmente si sentiva responsabile per ciò che mi era successo, chissà se sapeva che in realtà si trattava di qualcosa che sfuggiva completamente al suo controllo.
“Hai dormito per due giorni, non c’è stato verso di svegliarti” mi informò papà. “Non era proprio un coma, per fortuna, ma per noi è stato ugualmente preoccupante” continuò.
“2 giorni?! Com’è possibile?!” Esclamai io schockata. 2 giorni? Non potevo crederci…
“Beh dovresti avere una scorta di energia per un bel po’ adesso, che userai per tutti gli arretrati che hai riguardo appunti e servizi fotografici per il sottoscritto” aggiunse, cercando di nascondere come sempre la sua premurosità nei miei confronti dietro la maschera di Paul Phoenix, il lottatore d’acciaio fiero, duro e orgoglioso. Mamma gli diede una gomitata secca.
Dopo 5 secondi però cedette al suo istinto paterno e mi strinse fortissimo, fino a quasi farmi soffocare.
“P-Papà…se non mi lasci mi sa che tornerò a dormire per un insufficienza respiratoria”
“Oh non sia mai!” esclamò lui lasciando la presa e tornando di scatto nella posizione da macho insensibile e imperturbabile. Dal fatto che non aveva badato a nascondere il nostro rapporto di parentela potevo dedurre che ormai la mia copertura era saltata e che potevo tornare ad essere Alexia Phoenix e svestire i panni della sguattera-sfigata-leccapiedi.
In un momento di silenzio generale trovai il tempo per ripensare a quello che era successo. A dire il vero non ricordavo molto, a parte il forte calore e quell’energia incredibilmente intensa. Cercai lo sguardo di Hwoarang, che sicuro ne sapeva più di me. Notai che aveva una grossa fasciatura al braccio, cerotti sparsi qua e là e vari lividi sul braccio sano. Si avvicinò a me.
“Cosa è successo?” gli chiesi.
“Sicura di volerlo sapere?” mi rispose, con il suo solito atteggiamento spavaldo.
“Forse non è il caso ora…” cercò vanamente di intromettersi papà. Steve rimaneva in silenzio, in fondo alla stanza.
“No, credo che sia mio diritto saperlo!” protestai io cercando di alzarmi dal letto visto che mi sentivo abbastanza bene e non c’era bisogno di rimanere a fare la Bella Addormentata nel bosco tutto il giorno. Mamma mi bloccò e rimasi seduta, ancora sotto le lenzuola.
“Quando Jin ti ha attaccata tu sei rimasta immobile” cominciò a spiegarmi Hwoarang, ma quella parte la conoscevo e ricordavo benissimo.
“Poi improvvisamente il tuo corpo è stato avvolto da una strana aura bianca, che si è trasformata in pochi istanti in una luce fortissima” continuò , e già qui cominciavo a sudare freddo.
“Infine i tuoi occhi sono diventati bianchi, hai alzato una mano verso Jin e quando hai toccato il suo petto entrambi siete tornati normali e siete svenuti come due sacchi di patate, uno dietro l’altro” concluse Hwoarang. Ero seriamente preoccupata. Shockata. Incredula. Agitata. Terrorizzata. Qualcosa mi stava succedendo, ed io non riuscivo a controllarla. Avevo paura.
“Avanti Alex va tutto bene” cercò di tranquillizzarmi mia madre, inutilmente. Perché NIENTE andava bene. La mia vita si era sconvolta nel giro di due giorni e poco più, così all’improvviso e in modo così assurdo. Avevo visto Jin trasformarsi in un demone, preso un calcio micidiale in faccia senza avvertire il minimo dolore ed infine ero diventata un generatore di energia con le gambe per una manciata di minuti.
Scossi la testa come per liberare la mente offuscata dalla confusione più totale.
“…e Jin dov’è?” chiesi con voce tremante.
“Si è ripreso prima di te, con il suo solito modo di fare si è alzato e se n’è andato via, come se nulla di nuovo gli fosse accaduto.” Intervenne Steve con tono polemico. “Ma stavolta anche lui era visibilmente confuso” aggiunse accennando una risatina. Improvvisamente Steve aveva smesso di avere quell’atteggiamento da provolone nei miei confronti.
La nostra conversazione fu interrotta dalle urla di Jennyfer, mia sorella minore, che come un terremoto entrò nella stanza.
“ AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAALEEEEEEEEEEEEX!” urlò felicissima per poi saltarmi addosso sgraziatamente e stringermi in un abbraccio soffocante. Non era bastato quello di Paul. In più avevo la faccia immersa nei suoi foltissimi e lunghissimi capelli biondo platino, il che riduceva ancor di più le mie funzioni respiratorie.
“Che bello rivederti sveglia!” esclamò per poi darmi un bacione affettuoso ma appiccicoso sulla guancia. I livelli di entusiasmo di mia sorella battevano qualsiasi record, ed erano di gran lunga più alti di quelli di Xiaoyu. Si sedette sul mio letto, di fronte a me, seduta a mo’ di indiano. I suoi occhioni azzurri brillavano e le illuminavano il già bellissimo viso. Sì era di sicuro lei la sorella bella, perfetta come una bambola, dal giovane e minuto corpo mozzafiato. L’unica carta che potevo sfoderare per non sfigurare accanto a lei era il mio metro e 76 di altezza che mi permetteva ancora di svolgere simbolicamente il mio ruolo di sorella maggiore. Per quanto riguarda il resto, i miei capelli dorati non erano né folti né lunghi né luminosi quanto i suoi e i miei occhi erano di uno strano verdone castano. Un ibrido a metà strada tra i colori svedesi di mio padre e la bellezza mediterranea di mia madre, ma di sicuro non mi ritenevo il risultato della migliore combinazioni di geni possibile… D’altronde non avevo mai badato più di tanto al mio aspetto.
“Ho conosciuto tanti ragazzi bellissimi! Questo posto è pieno!” iniziò a raccontarmi, sprizzava allegria da tutti i pori. Mentre io non ero altrettanto entusiasta, un po’per l’argomento del discorso che si accingeva ad intrattenere con me, un po’ perché avevo questioni ben più importanti per la testa. Ma nonostante tutto ero felicissima di vederla.
“Soprattutto Steve! E’ adorabile!” continuava a parlare, come se Steve non fosse presente. Mi girai verso di lui, e dalla sua espressione sembrava ricambiare la simpatia, e poco dopo i due si scambiarono un sorriso. Mi ero finalmente liberata del corteggiatore accanito? Lo speravo. Steve in fondo mi stava simpatico, ma avrei preferito che restassimo solo amici.
La conversazione con mia sorella andò per le lunghe, non riuscivo a seguirla, parlava troppo velocemente ed il mio cervello non era pronto ad immagazzinare così tante informazioni inutili e frivole. Mi perdevo spesso ma lei imperterrita continuava a richiamare la mia attenzione per non farmi sfuggire il minimo dettaglio. Finalmente poi si decisero a dimettermi. Mi sentivo intontita come se non avessi dormito per giorni, nonostante i fatti dimostrassero l’esatto contrario.
Quando fummo fuori dalla struttura, un ragazzo dai capelli argentati mi si avvicinò. Era decisamente elegante e le sue movenze erano squisitamente raffinate, così come i suoi abiti ed il suo modo di parlare.
“Salve” si rivolse a me con voce suadente. “Disturbo?” chiese.
“Beh veramente sono stata appena “liberata”, disturbi solo se intendi sequestrarmi per più di ..5 minuti” gli risposi, cercando di essere comunque gentile.
Dissi a mamma e papà di avviarsi per andare a mangiare, insistettero per non lasciarmi sola preoccupati com’erano per il mio stato di salute, ma fortunatamente Hwoarang si offrì di restare con me e nonostante papà non si fidasse di nessuno oltre che di se stesso, riuscii a tranquillizzarli e a lasciarmi parlare con Mr Eleganza.
“Mi presento, sono Lee Chaolan, felice di conoscervi” , mi fece il baciamano, sembrava un uomo d’altri tempi. Hwoarang un po’ schifato dallo spettacolo zuccheroso gli strinse la mano con un espressione di chiaro disappunto. “Hwoarang” si presentò con tono distratto e indifferente.
“Ho sentito che le è capitato un episodio piuttosto strano” fece lui , rivolgendosi a me nuovamente. “Sono uno studioso di questo tipo di avvenimenti… soprannaturali, mi piacerebbe far luce sulla questione, se non le dispiace” sorrise. “per scopi puramente scientifici, ovviamente” sottolineò. Non mi convinceva granché, ma in quel momento avevo bisogno di risposte, forse Lee era un punto di partenza.
“Le lascio il mio biglietto da visita, mi chiami quando vuole per organizzare un appuntamento” disse mentre mi porgeva un biglietto da visita laminato nero.
“Uhm…Grazie” replicai, non sapendo che altro dire. Hwoarang non sembrava approvare la mia decisione e sbuffava.
“Con permesso” si congedò lui , accennando un inchino di cortesia.
“Arrivederci” risposi, poi si allontanò seguito da due guardie del corpo.
“La prossima volta dagli anche il tuo indirizzo di casa” mi apostrofò Hwoarang contrariato. “Quel tipo non mi convince, le sue intenzioni potrebbero essere lungi dall’essere buone” mi rimproverò.
“Lo conosci?” gli chiesi.
“So solo che è imparentato in qualche modo con i Mishima, ma è stato disconosciuto o qualcosa del genere” continuò. “E dei Mishima non c’è da fidarsi, tutto ciò che fanno lo fanno per cercare di prendere il potere l’uno sull’altro ed attuare i loro scopi egoistici e malvagi, tsk”. Sembrava piuttosto arrabbiato, di sicuro i Mishima non gli piacevano per niente.
“Mi chiedo come tu faccia a sapere certe cose” mi domandai.
“Beh lo sanno tutti e di sicuro anche tuo padre ne è a conoscenza, probabilmente ne sa più di me” mi rispose ancora irritato. “In ogni caso ho fame, sbrighiamoci” fece lui per poi cominciare a camminare a passo svelto, cercando forse di far sbollire la rabbia.
Quando arrivammo in una specie di fastfood in perfetto stile Mishima Zaibatsu, Hwoarang fortunatamente si era già un po’ calmato. Mi accomodai al tavolo con il resto della mia famiglia, Hwoarang e Steve.
Paul sembrava rassegnato ormai e non cercava più di nascondere l’evidenza. Era al King of Iron Fist Tournament con la sua famiglia al completo, sotto gli occhi di tutti. Di sicuro dentro di sé avrebbe voluto esplodere, ma contro mia madre, Danielle, la donna più determinata e tenace dell’universo, c’era ben poco da fare ed opporre resistenza era totalmente inutile. Soprattutto a questo punto.
Dopo aver pranzato uscimmo fuori. Papà decise di andare ad allenarsi dal momento che nei precedenti due giorni era stato alle prese con la mia super-dormita. Lo incoraggiai ad andare, non volevo sentirmi responsabile di un eventuale sua futura sconfitta. Mia madre se ne tornò nel nostro alloggio per riposare, stremata da due giorni di notti in bianco densi di ansia e angoscia perenne per colpa mia. allontanò solo dopo essersi accertata per 100000 volte che stessi bene, che fossi in grado di camminare da sola e che non sarei svenuta nell’arco delle prossime 3 ore e dopo avermi ripetuto altre mille volte ‘Sicura?’.
Jenny e Steve iniziarono a flirtare e se ne andarono chissà dove per conto loro senza calcolarmi minimamente.
Rimasi sola con Hwoarang, e mi sorprendeva non poco il fatto che fosse rimasto con noi tutto il tempo e che ancora non mi aveva mandata a quel paese dopo tutto quello che era successo.
Dopo qualche secondo di interminabile silenzio mi rivolse nuovamente la parola.
“Sai stavo pensando ad una cosa”
“Ah si?”
“Ci ho meditato su mentre tu dormivi beata”
“Interessante” commentai io, curiosa di sapere cosa gli passava per la testa.
Mi si avvicinò, mi imbarazzava un po’ il fatto che mi guardava dritta negli occhi ed era a pochi centimetri da me.
“Ho cambiato idea a proposito di quello che ti dissi”
“…c-cioè?” gli chiesi io.
“Dovresti partecipare al torneo”
Le sue parole rimbombarono nella mia povera testa come le frasi cruciali nei film, con tanto di eco.
“Stai scherzando vero? Ormai sono abituata ad essere presa in giro” risposi con una risatina nervosa. Ma il suo sguardo impassibile e serio mi fece capire che non stava scherzando e fui costretta a ricompormi e tornare seria.
“Sei riuscita a fermare quella sottospecie di Kazama alato demoniaco, puoi arrivare fino in fondo”
“M-ma io non so combattere!” protestai, visto che mio padre si era sempre rifiutato di insegnarmi un arte marziale. Assurdo, ma evidentemente lo faceva solo per proteggermi.
“Ci penso io a questo” ribatté deciso.
“Ma il torneo comincia ufficialmente tra una settimana!”
“Con il potenziale che hai una settimana basta e avanza per darti una parvenza di stile; il resto lo farà questa misteriosa energia che ha preso possesso di te”
“Io non sono posseduta!” mi lamentai, anche se non aveva tutti i torti.
“Per ora lo sei eccome” mi stuzzicò “Allora ci stai?”
Ci pensai su. Abbassai lo sguardo, non ne ero sicura. Mio padre avrebbe fatto di tutto per impedirmelo, e poi chi poteva dirmi che non fosse una cosa passeggera? Se questa misteriosa forza sovrumana mi avesse abbandonato all’improvviso? Probabilmente ci sarei rimasta secca. Tuttavia non avevo molta scelta; provare era l’unica soluzione e decisi di seguire il destino, a mio rischio e pericolo.
“Tuo padre lo scoprirà solo quando sarà troppo tardi ed avrai già spaccato il culo a qualcuno” aggiunse lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
“Spero vivamente che vada così, ci tengo al mio sedere, non vorrei che la situazione si invertisse” replicai e lui rise ancora una volta di me. Sospirai rassegnata.
“Cominciamo da subito?” mi colse di sorpresa.
“S-subito?” chiesi leggermente sconvolta, rialzando lo sguardo e spalancando gli occhi per la sorpresa.
“Sì non abbiamo molto tempo”
“Ma il tuo braccio?” gli domandai, anzi mi sentivo un po’ in colpa per non averglielo chiesto prima.
“Tsk di certo non mi fermerà un graffietto”
Graffietto lo chiamava. Graffietto. Beato lui che riusciva ad essere così spavaldo e sicuro di sé.
“Forza, si va da me, per domani invece prenoteremo una bella palestra come si deve” cominciò a camminare.
“Hai un dojo in camera?” gli chiesi dubbiosa.
“Mmh, più o meno”
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#8 hworistian

hworistian
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Inviato 23 febbraio 2010 - 10:05

Fa-vo-lo-sa :D. Forza hwoary. Spacca il culo a Paul :yahoo: .
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#9 hwoary

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Inviato 24 febbraio 2010 - 01:03

Grazie ancora =)


Quando mi risvegliai la prima cosa che vidi fu il viso preoccupato di mia madre che mi accarezzava la testa.
“Mamma?”
Ero in una sala d’ospedale, probabilmente il pronto soccorso della Mishima Zaibatsu. La mia vista era ancora leggermente offuscata, e le luci al neon dritte in faccia non aiutavano i miei occhi nel riprendere la loro funzionalità completa.
“Sì tesoro, sono corsa appena Paul me l’ha detto” mi rispose lei, sollevata dal vedermi sveglia ma non del tutto rilassata. Mi abbracciò dolcemente piena di gioia e mi baciò la fronte. Misi a fuoco e vidi che vicino a lei c’erano Paul , nervoso e in atteggiamento “cane bastonato”, insieme a Steve e, sorprendentemente, Hwoarang. Il fatto che si fosse preoccupato per me di sicuro non mi dispiaceva… Paul probabilmente si sentiva responsabile per ciò che mi era successo, chissà se sapeva che in realtà si trattava di qualcosa che sfuggiva completamente al suo controllo.
“Hai dormito per due giorni, non c’è stato verso di svegliarti” mi informò papà. “Non era proprio un coma, per fortuna, ma per noi è stato ugualmente preoccupante” continuò.
“2 giorni?! Com’è possibile?!” Esclamai io schockata. 2 giorni? Non potevo crederci…
“Beh dovresti avere una scorta di energia per un bel po’ adesso, che userai per tutti gli arretrati che hai riguardo appunti e servizi fotografici per il sottoscritto” aggiunse, cercando di nascondere come sempre la sua premurosità nei miei confronti dietro la maschera di Paul Phoenix, il lottatore d’acciaio fiero, duro e orgoglioso. Mamma gli diede una gomitata secca.
Dopo 5 secondi però cedette al suo istinto paterno e mi strinse fortissimo, fino a quasi farmi soffocare.
“P-Papà…se non mi lasci mi sa che tornerò a dormire per un insufficienza respiratoria”
“Oh non sia mai!” esclamò lui lasciando la presa e tornando di scatto nella posizione da macho insensibile e imperturbabile. Dal fatto che non aveva badato a nascondere il nostro rapporto di parentela potevo dedurre che ormai la mia copertura era saltata e che potevo tornare ad essere Alexia Phoenix e svestire i panni della sguattera-sfigata-leccapiedi.
In un momento di silenzio generale trovai il tempo per ripensare a quello che era successo. A dire il vero non ricordavo molto, a parte il forte calore e quell’energia incredibilmente intensa. Cercai lo sguardo di Hwoarang, che sicuro ne sapeva più di me. Notai che aveva una grossa fasciatura al braccio, cerotti sparsi qua e là e vari lividi sul braccio sano. Si avvicinò a me.
“Cosa è successo?” gli chiesi.
“Sicura di volerlo sapere?” mi rispose, con il suo solito atteggiamento spavaldo.
“Forse non è il caso ora…” cercò vanamente di intromettersi papà. Steve rimaneva in silenzio, in fondo alla stanza.
“No, credo che sia mio diritto saperlo!” protestai io cercando di alzarmi dal letto visto che mi sentivo abbastanza bene e non c’era bisogno di rimanere a fare la Bella Addormentata nel bosco tutto il giorno. Mamma mi bloccò e rimasi seduta, ancora sotto le lenzuola.
“Quando Jin ti ha attaccata tu sei rimasta immobile” cominciò a spiegarmi Hwoarang, ma quella parte la conoscevo e ricordavo benissimo.
“Poi improvvisamente il tuo corpo è stato avvolto da una strana aura bianca, che si è trasformata in pochi istanti in una luce fortissima” continuò , e già qui cominciavo a sudare freddo.
“Infine i tuoi occhi sono diventati bianchi, hai alzato una mano verso Jin e quando hai toccato il suo petto entrambi siete tornati normali e siete svenuti come due sacchi di patate, uno dietro l’altro” concluse Hwoarang. Ero seriamente preoccupata. Shockata. Incredula. Agitata. Terrorizzata. Qualcosa mi stava succedendo, ed io non riuscivo a controllarla. Avevo paura.
“Avanti Alex va tutto bene” cercò di tranquillizzarmi mia madre, inutilmente. Perché NIENTE andava bene. La mia vita si era sconvolta nel giro di due giorni e poco più, così all’improvviso e in modo così assurdo. Avevo visto Jin trasformarsi in un demone, preso un calcio micidiale in faccia senza avvertire il minimo dolore ed infine ero diventata un generatore di energia con le gambe per una manciata di minuti.
Scossi la testa come per liberare la mente offuscata dalla confusione più totale.
“…e Jin dov’è?” chiesi con voce tremante.
“Si è ripreso prima di te, con il suo solito modo di fare si è alzato e se n’è andato via, come se nulla di nuovo gli fosse accaduto.” Intervenne Steve con tono polemico. “Ma stavolta anche lui era visibilmente confuso” aggiunse accennando una risatina. Improvvisamente Steve aveva smesso di avere quell’atteggiamento da provolone nei miei confronti.
La nostra conversazione fu interrotta dalle urla di Jennyfer, mia sorella minore, che come un terremoto entrò nella stanza.
“ AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAALEEEEEEEEEEEEX!” urlò felicissima per poi saltarmi addosso sgraziatamente e stringermi in un abbraccio soffocante. Non era bastato quello di Paul. In più avevo la faccia immersa nei suoi foltissimi e lunghissimi capelli biondo platino, il che riduceva ancor di più le mie funzioni respiratorie.
“Che bello rivederti sveglia!” esclamò per poi darmi un bacione affettuoso ma appiccicoso sulla guancia. I livelli di entusiasmo di mia sorella battevano qualsiasi record, ed erano di gran lunga più alti di quelli di Xiaoyu. Si sedette sul mio letto, di fronte a me, seduta a mo’ di indiano. I suoi occhioni azzurri brillavano e le illuminavano il già bellissimo viso. Sì era di sicuro lei la sorella bella, perfetta come una bambola, dal giovane e minuto corpo mozzafiato. L’unica carta che potevo sfoderare per non sfigurare accanto a lei era il mio metro e 76 di altezza che mi permetteva ancora di svolgere simbolicamente il mio ruolo di sorella maggiore. Per quanto riguarda il resto, i miei capelli dorati non erano né folti né lunghi né luminosi quanto i suoi e i miei occhi erano di uno strano verdone castano. Un ibrido a metà strada tra i colori svedesi di mio padre e la bellezza mediterranea di mia madre, ma di sicuro non mi ritenevo il risultato della migliore combinazioni di geni possibile… D’altronde non avevo mai badato più di tanto al mio aspetto.
“Ho conosciuto tanti ragazzi bellissimi! Questo posto è pieno!” iniziò a raccontarmi, sprizzava allegria da tutti i pori. Mentre io non ero altrettanto entusiasta, un po’per l’argomento del discorso che si accingeva ad intrattenere con me, un po’ perché avevo questioni ben più importanti per la testa. Ma nonostante tutto ero felicissima di vederla.
“Soprattutto Steve! E’ adorabile!” continuava a parlare, come se Steve non fosse presente. Mi girai verso di lui, e dalla sua espressione sembrava ricambiare la simpatia, e poco dopo i due si scambiarono un sorriso. Mi ero finalmente liberata del corteggiatore accanito? Lo speravo. Steve in fondo mi stava simpatico, ma avrei preferito che restassimo solo amici.
La conversazione con mia sorella andò per le lunghe, non riuscivo a seguirla, parlava troppo velocemente ed il mio cervello non era pronto ad immagazzinare così tante informazioni inutili e frivole. Mi perdevo spesso ma lei imperterrita continuava a richiamare la mia attenzione per non farmi sfuggire il minimo dettaglio. Finalmente poi si decisero a dimettermi. Mi sentivo intontita come se non avessi dormito per giorni, nonostante i fatti dimostrassero l’esatto contrario.
Quando fummo fuori dalla struttura, un ragazzo dai capelli argentati mi si avvicinò. Era decisamente elegante e le sue movenze erano squisitamente raffinate, così come i suoi abiti ed il suo modo di parlare.
“Salve” si rivolse a me con voce suadente. “Disturbo?” chiese.
“Beh veramente sono stata appena “liberata”, disturbi solo se intendi sequestrarmi per più di ..5 minuti” gli risposi, cercando di essere comunque gentile.
Dissi a mamma e papà di avviarsi per andare a mangiare, insistettero per non lasciarmi sola preoccupati com’erano per il mio stato di salute, ma fortunatamente Hwoarang si offrì di restare con me e nonostante papà non si fidasse di nessuno oltre che di se stesso, riuscii a tranquillizzarli e a lasciarmi parlare con Mr Eleganza.
“Mi presento, sono Lee Chaolan, felice di conoscervi” , mi fece il baciamano, sembrava un uomo d’altri tempi. Hwoarang un po’ schifato dallo spettacolo zuccheroso gli strinse la mano con un espressione di chiaro disappunto. “Hwoarang” si presentò con tono distratto e indifferente.
“Ho sentito che le è capitato un episodio piuttosto strano” fece lui , rivolgendosi a me nuovamente. “Sono uno studioso di questo tipo di avvenimenti… soprannaturali, mi piacerebbe far luce sulla questione, se non le dispiace” sorrise. “per scopi puramente scientifici, ovviamente” sottolineò. Non mi convinceva granché, ma in quel momento avevo bisogno di risposte, forse Lee era un punto di partenza.
“Le lascio il mio biglietto da visita, mi chiami quando vuole per organizzare un appuntamento” disse mentre mi porgeva un biglietto da visita laminato nero.
“Uhm…Grazie” replicai, non sapendo che altro dire. Hwoarang non sembrava approvare la mia decisione e sbuffava.
“Con permesso” si congedò lui , accennando un inchino di cortesia.
“Arrivederci” risposi, poi si allontanò seguito da due guardie del corpo.
“La prossima volta dagli anche il tuo indirizzo di casa” mi apostrofò Hwoarang contrariato. “Quel tipo non mi convince, le sue intenzioni potrebbero essere lungi dall’essere buone” mi rimproverò.
“Lo conosci?” gli chiesi.
“So solo che è imparentato in qualche modo con i Mishima, ma è stato disconosciuto o qualcosa del genere” continuò. “E dei Mishima non c’è da fidarsi, tutto ciò che fanno lo fanno per cercare di prendere il potere l’uno sull’altro ed attuare i loro scopi egoistici e malvagi, tsk”. Sembrava piuttosto arrabbiato, di sicuro i Mishima non gli piacevano per niente.
“Mi chiedo come tu faccia a sapere certe cose” mi domandai.
“Beh lo sanno tutti e di sicuro anche tuo padre ne è a conoscenza, probabilmente ne sa più di me” mi rispose ancora irritato. “In ogni caso ho fame, sbrighiamoci” fece lui per poi cominciare a camminare a passo svelto, cercando forse di far sbollire la rabbia.
Quando arrivammo in una specie di fastfood in perfetto stile Mishima Zaibatsu, Hwoarang fortunatamente si era già un po’ calmato. Mi accomodai al tavolo con il resto della mia famiglia, Hwoarang e Steve.
Paul sembrava rassegnato ormai e non cercava più di nascondere l’evidenza. Era al King of Iron Fist Tournament con la sua famiglia al completo, sotto gli occhi di tutti. Di sicuro dentro di sé avrebbe voluto esplodere, ma contro mia madre, Danielle, la donna più determinata e tenace dell’universo, c’era ben poco da fare ed opporre resistenza era totalmente inutile. Soprattutto a questo punto.
Dopo aver pranzato uscimmo fuori. Papà decise di andare ad allenarsi dal momento che nei precedenti due giorni era stato alle prese con la mia super-dormita. Lo incoraggiai ad andare, non volevo sentirmi responsabile di un eventuale sua futura sconfitta. Mia madre se ne tornò nel nostro alloggio per riposare, stremata da due giorni di notti in bianco densi di ansia e angoscia perenne per colpa mia. allontanò solo dopo essersi accertata per 100000 volte che stessi bene, che fossi in grado di camminare da sola e che non sarei svenuta nell’arco delle prossime 3 ore e dopo avermi ripetuto altre mille volte ‘Sicura?’.
Jenny e Steve iniziarono a flirtare e se ne andarono chissà dove per conto loro senza calcolarmi minimamente.
Rimasi sola con Hwoarang, e mi sorprendeva non poco il fatto che fosse rimasto con noi tutto il tempo e che ancora non mi aveva mandata a quel paese dopo tutto quello che era successo.
Dopo qualche secondo di interminabile silenzio mi rivolse nuovamente la parola.
“Sai stavo pensando ad una cosa”
“Ah si?”
“Ci ho meditato su mentre tu dormivi beata”
“Interessante” commentai io, curiosa di sapere cosa gli passava per la testa.
Mi si avvicinò, mi imbarazzava un po’ il fatto che mi guardava dritta negli occhi ed era a pochi centimetri da me.
“Ho cambiato idea a proposito di quello che ti dissi”
“…c-cioè?” gli chiesi io.
“Dovresti partecipare al torneo”
Le sue parole rimbombarono nella mia povera testa come le frasi cruciali nei film, con tanto di eco.
“Stai scherzando vero? Ormai sono abituata ad essere presa in giro” risposi con una risatina nervosa. Ma il suo sguardo impassibile e serio mi fece capire che non stava scherzando e fui costretta a ricompormi e tornare seria.
“Sei riuscita a fermare quella sottospecie di Kazama alato demoniaco, puoi arrivare fino in fondo”
“M-ma io non so combattere!” protestai, visto che mio padre si era sempre rifiutato di insegnarmi un arte marziale. Assurdo, ma evidentemente lo faceva solo per proteggermi.
“Ci penso io a questo” ribatté deciso.
“Ma il torneo comincia ufficialmente tra una settimana!”
“Con il potenziale che hai una settimana basta e avanza per darti una parvenza di stile; il resto lo farà questa misteriosa energia che ha preso possesso di te”
“Io non sono posseduta!” mi lamentai, anche se non aveva tutti i torti.
“Per ora lo sei eccome” mi stuzzicò “Allora ci stai?”
Ci pensai su. Abbassai lo sguardo, non ne ero sicura. Mio padre avrebbe fatto di tutto per impedirmelo, e poi chi poteva dirmi che non fosse una cosa passeggera? Se questa misteriosa forza sovrumana mi avesse abbandonato all’improvviso? Probabilmente ci sarei rimasta secca. Tuttavia non avevo molta scelta; provare era l’unica soluzione e decisi di seguire il destino, a mio rischio e pericolo.
“Tuo padre lo scoprirà solo quando sarà troppo tardi ed avrai già spaccato il culo a qualcuno” aggiunse lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
“Spero vivamente che vada così, ci tengo al mio sedere, non vorrei che la situazione si invertisse” replicai e lui rise ancora una volta di me. Sospirai rassegnata.
“Cominciamo da subito?” mi colse di sorpresa.
“S-subito?” chiesi leggermente sconvolta, rialzando lo sguardo e spalancando gli occhi per la sorpresa.
“Sì non abbiamo molto tempo”
“Ma il tuo braccio?” gli domandai, anzi mi sentivo un po’ in colpa per non averglielo chiesto prima.
“Tsk di certo non mi fermerà un graffietto”
Graffietto lo chiamava. Graffietto. Beato lui che riusciva ad essere così spavaldo e sicuro di sé.
“Forza, si va da me, per domani invece prenoteremo una bella palestra come si deve” cominciò a camminare.
“Hai un dojo in camera?” gli chiesi dubbiosa.
“Mmh, più o meno”
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#10 Akira84

Akira84
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Inviato 25 febbraio 2010 - 07:25

Grande hwoary!!!questa storia è fantastica!!!...ho una sola domanda da farti...

Clicca per leggere lo spoiler

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#11 hwoary

hwoary
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Inviato 25 febbraio 2010 - 11:49

QUOTE (Akira84 @ Giovedi, 25-Feb-2010, ore 19:25)
Grande hwoary!!!questa storia è fantastica!!!...ho una sola domanda da farti...

Clicca per leggere lo spoiler

Quando mi vedrai parlare al nulla, allora sì che potrai chiamare il manicomio lol

In tutti i casi, se la storia ti piace allora non è proprio buttato al vento questo amore LOL

scherzi a parte, secondo te non me la sono sentita dire mille volte una cosa del genere? uahuhauhua
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#12 Akira84

Akira84
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Inviato 26 febbraio 2010 - 06:47

QUOTE (hwoary @ Giovedi, 25-Feb-2010, ore 23:49)
In tutti i casi, se la storia ti piace allora non è proprio buttato al vento questo amore LOL

bè devo dire però che tutto sommato hai ragione!!!la tua passione per Hworang ti porta a scrivere storie così belle (e disegni stupendi) ma io il manicomio lo chiamo lo stesso :chees:
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#13 hwoary

hwoary
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Inviato 26 febbraio 2010 - 11:40

QUOTE (Akira84 @ Venerdi, 26-Feb-2010, ore 18:47)
QUOTE (hwoary @ Giovedi, 25-Feb-2010, ore 23:49)
In tutti i casi, se la storia ti piace allora non è proprio buttato al vento questo amore LOL

bè devo dire però che tutto sommato hai ragione!!!la tua passione per Hworang ti porta a scrivere storie così belle (e disegni stupendi) ma io il manicomio lo chiamo lo stesso :chees:

Ok cercherò di non opporre troppa resistenza quando vengono a prendermi uahuhuahau
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