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La Scuola del Pugno di Ferro


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#1 Versus

Versus
  • Utenti
  • Ryujin
  • 1106 messaggi
  • Località:Provincia di Bari
  • Capitolo:Tutta la saga
  • Personaggio:Asuka Kazama
  • Coppia:Asuka - Jin
  • Xbox Live:ZioVino91

Inviato 22 febbraio 2015 - 03:42

Scrissi questo raccontino credo nel 2008, non l'ho postato prima perché speravo di continuarlo nello stesso periodo, invece è passato un po' di tempo, non so se riuscirò a proseguire, scusatemi se è un po' stagionato e per eventuali parole condite!

 

La scuola del pugno di ferro

 

Prologo

Il torneo del pugno di ferro, il Tekken, ha coinvolto centinaia di lottatori professionisti, dei quali solo pochi hanno saputo mostrare tutto il loro valore. In 20 anni sono emerse figure straordinare per ogni stile di lotta, alla ricerca di gloria, fama, potere, libertà.

Le arti marziali insegnano allo studente come vincere le proprie paure, come vincere la spavalderia che segue la consapevolezza del potere e come prendere il controllo congiunto delle proprie nature corporea e spirituale.

Tutto questo non è insegnato dalla strada: questa insegna come sopravvivere, ma imparare a vivere è tutto un altro paio di maniche…

 

Cap 1 –

“1.000 sulla rossa!”; ”Imbecille, 500 alla dark!”; “Senti, non rompere il c…”. Ore 01:30, il molo 18 risuona delle voci dei teppisti di strada, dei vecchi perdigiorno e dei vagabondi che affollano l’area: come ogni notte si sono radunati qui tutti gli aspiranti lottatori del paese per cercare una valvola di sfogo alle pressioni e alle frustrazioni del lavoro di tutti i giorni, anche per guadagnare un briciolo di gloria e rispetto con la loro forza. Come sempre non sono gli unici frequentatori del posto, infatti sono accorse altre creature della notte, quali accattoni, criminali alla giornata, donne di mondo, per affidare i loro rischiatissimi risparmi nelle mani e nelle altre armi di quegli eroi silenziosi. L’atmosfera è  paradossale al porto: tutto tace, la luna scintilla nelle placide acque illuminando la città, in cui la gente per bene fa occhi e orecchie da mercante su quel che accade a pochi passi da loro; solo un punto del porto è popolato e in fervida attività ed è proprio quel molo 18.

Gli organizzatori della gara stanno raccogliendo le ultime scommesse di quei rifiuti sociali, mentre Deborah nel suo angolo continua a parlare con la sua amica Marty:

-Ti dico che è un’esperienza da fare, Marty, smettila di avere paura!-.

-Ma hai visto che facce? Una più pericolosa delle altre! Andiamo via!-.

-Ormai siamo qui, andremo fino in fondo! E poi non corriamo pericolo, sono qui come concorrente e i concorrenti sono sempre rispettati… quasi sempre, lo so, non fare quella faccia, so cosa mi aspetta, non ti preoccupare! Credo che ci stiano chiamando, muoviamoci!-.

Le gare si svolgono all’interno del capannone del molo: alcune lampade illuminano un ring professionale con le corde blu e il pavimento bianco macchiato da innumerevoli schizzi di sangue, circondato da un nugolo di persone schiamazzanti. L’aria è appesantita dall’odore appiccicoso di alcool e fumo di sigaretta e spinelli, se i lottatori riuscivano a combattere e restare lucidi era un miracolo. Deborah sale sul ring, liberandosi dell’accappatoio e mostrando la sua tenuta da combattimento, ossia un top nero, un paio di calzoncini rossi e stivaletti da boxe; le mani sono fasciate da robusti guantoni, i capelli ricci raccolti in una coda. I suoi occhi mostrano un forte ardore misto all’emozione del primo combattimento. Il suo avversario ancora non è in posizione, ma già lo speaker annuncia l’imminente gara:

-Ok, ci siamo, all’angolo sinistro una nuova lottatrice, decisa a mostrare il suo valore su questo ring e per la gioia dei nostri occhi, signori…Deborah Rezwinger!-

Deborah si aggrappa alle corde e si appoggia all’angolo assegnatole, pronta, in attesa del suo avversario. Chi la accoglie con un ovazione, chi con urla, e a chi urla lei… meno male che c’è Marty che la placa ed evita che perda la concentrazione…

-E all’angolo destro, direttamente da Vale Tudo, il gigante, il mostro che ha terrorizzato il porto, Craaaaaaaaaaaaig MARDUK!!!-

-Seh, tutta pubblicità! Dai Marty, cos’è quella faccia terrorizzata? Sembra che tu abbia visto un mostro! Ma che ti pren…- mentre parla, Deborah si gira e osserva il suo avversario: la folla accoglie con un’ovazione l’arrivo sul ring del combattente: un animale alto più di due metri, le braccia e le gambe come tronchi d’alberi e con i capelli spostati dalla testa sul ventre. Arrivato, sale sulle corde a uno degli angoli e incita la folla, dopo comincia a guardarsi intorno alla ricerca del suo avversario e ride alla vista di Deborah, la quale non si scaglia subito perché a vedere quei pelazzi era rimasta temporaneamente scioccata.

-Non fate niente di morale, intesi?- sono le uniche parole del ragazzo che arbitra, quindi grida:-Posizione!-.

Marduk comincia a prendere  pugni l’aria, poi la sua faccia (proprio stupido) e infine grida al cielo: -Ti spacco la faccia!!!-. Deborah non si lascia intimorire e si posiziona al suo angolo scaldando i muscoli.

-FIGHT!!!- declama l’arbitro e lo scontro inizia.

Marduk non perde tempo e si lancia su Deborah, preparando il suo pugnone. Deborah aspetta il momento propizio, quindi evita il colpo sgusciando sotto, ritrovandosi alle spalle del bestio. Coglie l’occasione al volo: inserisce la gamba nell’incavo di quella di Marduk, si gira e il bestio si ritrova faccia a terra, la gamba intrappolata nella morsa di Deborah che tira verso di sé, provocando dolore. Il blocco non dura parecchio, infatti Marduk riesce a rialzarsi e si prepara in guardia. Adesso è Deborah ad attaccare: prima un paio di diretti, poi un gancio e infine un altro diretto allo stomaco, tutti parati dal mostro che contrattacca all’istante, costringendo Deborah a difendersi alla meglio; para i primi tre pugni, ma incassa il gancio in pieno volto, seguito da un colpo a due mani che la sbatte lontano, a terra. Fortunatamente riesce ad alzarsi, anche se la botta è stata dolorosa. Un po’ stordita, si risistema in guardia, in tempo per schivare un secondo scontro diretto di Marduk, questa volta non seguito da un’altra proiezione. Potrebbe continuare a contare su quella prima mossa efficace, ma alla lunga sarebbe prevista e invertita e attaccare direttamente Marduk è come sperare che una libellula possa fare del male a un elefante. Marduk riattacca con la sua sequenza di colpi, efficacemente parati da Deborah. Il pubblico si schiera dalla parte del toro, attivo e potente, mentre il torero deve continuare a gestire la bestia. Il toro…il torero…la mente di Deborah si illumina e comprende la strada da seguire.

Marduk torna a tempestare la ragazza di pugni, tutti evitati. La scena si ripete ancora un po’ di volte, il pubblico si spazientisce; dove sono il sangue, le ossa rotte? Anche il cervellino di Marduk è arrivato alla soglia della sopportazione e quelle poche rotelle si inceppano: preso dalla furia, comincia a menare fendenti nell’aria a casaccio, nella speranza di beccare Deborah, che ora si posiziona all’angolo del ring.

-EHI, BESTIA! QUI!- gli grida Deborah, sotto gli occhi inorriditi di Marty. La bestia la vede e preso dalla furia si lancia addosso, ma poco prima di poterle mettere le mani addosso, questa entra in scivolata sotto le gambe in corsa e, sfruttando l’inerzia del movimento, riesce a tirarle con forza, facendo cadere Marduk dritto sulla sbarra all’angolo, di faccia.

Deborah si rialza immediatamente, eccitatissima dal successo della sua idea, un po’ meno quando scopre che Marduk non solo non ci è rimasto sulla sbarra, ma che, grondando sangue da ogni centimetro della faccia, è ancora più infuriato di prima. Marduk si lancia come un pazzo su Deborah, spalancando la bocca, come volesse mangiarla, per maledire gli dei. Questa volta la ragazza sarebbe stata spacciata, se Marduk non fosse improvvisamente crollato a terra, completamente esaurito dal colpo sulla sbarra.

-Più sono grossi, più rumore fanno quando cadono!- è la frase che dice tra sé Deborah mentre si gode l’ovazione del pubblico, specie di quei pochi pazzi che avevano scommesso su di lei, guadagnando una fortuna.

-Grande Deborah! Straordinaria! E ho controllato, il più grosso era lui!!!- la accoglie Marty mentre scende dal ring; -Ora sarà più semplice, specie se sono tutti come questo!- annuisce Deborah ridendo.

 

La serata prosegue, Deborah affronta e sconfigge ancora due avversari, una nanetta esaltata e un tipo armato di pugnali, arrivando così alle semifinali.

-…della prossima non si sa il nome, ma sembra piuttosto in gamba, ho visto un paio di combattimenti che ha fatto, è davvero brava. Speriamo che sia stanca. Ricordati che appena finiamo dobbiamo correre a casa, come d’accordo!-

-Va bene, Marty, te l’avevo promesso, non ti preoccupare. Anzi, grazie per avermi sostenuto!-

-Di niente, però io questa cazzata non la faccio più, va bene?-

-Intanto portiamo un po’ di soldini a casa per me e per te ed evitiamo la fame, non ti pare?-

Marty non fa in tempo a esprimere la sua opinione che già lo speaker annuncia il prossimo incontro:

-Ed ora, uno scontro tra femmes fatales, un combattimento frizzante e caliente, all’angolo sinistro la nostra nuova rivelazione Deborah, e al destro, la sola, splendida, ruggente… Madame Plaisir et Douler!-. Appena lo speaker nomina la lottatrice, il pubblico maschile esplode in un coro di ululati famelici.

Deborah sale sul ring, accolta dall’ovazione del pubblico dalla sua parte, dalla parte opposta sale la Madame, accompagnata dal coro di lupi affamati: alta, con i capelli biondo argentei di media lunghezza mossi, il suo volto nascosto da una maschera nera tempestata di brillantini, il corpo modellato a puntino infilato in una tutina attillata rosa shoking che metteva in risalto ogni curva, con indosso nessuna protezione, eccetto un paio di fasce alle mani perfette. Si posiziona all’angolo, manda un bacio ai suoi ammiratori, poi si rivolge in perfetta calma a Deborah, che assiste scocciata all’esibizione della donna. Smorfiosa, pensa.

-Posizione- dice l’arbitro alle due donne, in particolare alla scollatura della Madame. Deborah vorrebbe schiaffeggiarlo, ma si trattiene, sapendo cosa succederebbe. Madame rompe la sua figura da donna di malaffare e si dispone di scatto in guardia, seguita a ruota dall’altra ragazza.

-Fight!- annuncia l’arbitro, che fa appena in tempo a ritirarsi dall’impeto con cui Deborah si lancia sulla donna. La conosce solo da pochi secondi, ma ha da subito come la sensazione di avere molto a spartire con lei…

Madame evita l’attacco scivolando di lato e lo stesso fa per i successivi sei attacchi, tutti a vuoto.

-Avanti, vigliacca, è così che combatti? È…così…che…sei…arrivata…in semifinale?- dice Deborah tra un pugno e l’altro, evitati da Madame uno dopo l’altro che non risponde alla provocazione, ma ne ride, scatenando la rabbia di Deborah.

L’ira è un tonico eccezionale in combattimenti e grandi eventi e potenzia le capacità; gli effetti collaterali vanno dalla perdita di coscienza del pericolo, fino ad arrivare a disorientamento, stress, sconforto, cecità (fisica e morale), depressione fino alla morte. Deborah sperimenterà parte di questi effetti e capirà anche il dosaggio, ma ci vorrà qualche tempo…

Finalmente un pugno entra a segno, solo che proviene da un forte braccio infilato in una tutina attillata e arriva a destinazione nel petto dell’altra ragazza che a suon di botte si era guadagnata il consenso del pubblico, Madame a Deborah.

Proprio lei è a terra, in posizione prona, in debito di ossigeno per il colpo e per i continui tentativi vani di mettere a segno almeno un colpo. Riesce a rialzarsi, ma solo temporaneamente, dato che Madame le concede appena il tempo di prendere una boccata d’aria prima di infliggerle una tremenda botta sotto il mento con il ginocchio e poi buttarla a terra con una proiezione. Il dolore prosegue poiché Madame continua nella sua sequela di torture sottoforma di leve e proiezioni. Poi decide di aggiungere al danno la beffa e le sussurra: -Non mi pare che tu abbia fatto molto di più, negli scontri di prima, non credi, amorino?-.

Quella parola accende la furia di Deborah: finalmente si rianima, scatta in piedi e, incurante del dolore, corre a perdifiato contro Madame e parte in una sequenza rapidissima di colpi imparati lottando contro i teppisti di strada e i malintenzionati del suo quartiere, imparati per proteggere lei e i suoi cari. Amorino, questa non la doveva dire.

La sequenza decresce in velocità, fino a ridursi a un unico pugno al secondo, il terzo dei quali viene fermato e bloccato saldamente dalla stretta della megera, che guarda il pubblico falsamente dubbiosa come per chiedere, come quegli imperatori dell’antica Roma, cosa ne dovesse fare della gladiatrice valorosa. Il pubblico naturalmente è lì per vedere sangue, dolore e piacere, quindi il “pollice verso” a Deborah è scontato. Madame torce il braccio della povera ragazza, lo libera e mentre è ancora agonizzante per il dolore la centra in pieno con un calcio all’indietro che la proietta lontano, quasi fino alle corde. Durante tutta l’esecuzione capitale, il boia sorride, con quel sorriso che si può notare in coloro che sanno di avere la vittoria già in mano ma vogliono dare un po’ di illusione all’avversario, in coloro che desiderano l’ammirazione e che fanno della vanità una droga impagabile. Tutto questo sulle spalle della vittima, Deborah in questo caso.

Le due ragazze sono cacciate via in malo modo dal capannone e sono costrette a fare un mesto ritorno a casa, con un piccolo gruzzolo, certo, ma al prezzo del dolore e dell’umiliazione, non solo di essersi abbassate a simili artifici, ma anche di aver perso così disonoratamente. Deborah poi deve essere sorretta da quella sua cara amica Marty, o sarebbe crollata all’istante, forse non sarebbe neanche uscita da quel maledetto capannone.

“Cara amica, Marty, ma cosa l’ho coinvolta a fare? La cazzata era mia e dovevo portarla a termine io, che bisogno c’era” pensa Deborah, vedendola andare via. In casa, passa dalla stanza dei suoi genitori, maledicendo la sua idea e i dannati usurai di suo padre, maledetti bastardi, quindi si trascina in camera e si getta ancora vestita sul letto, in lacrime.

Fine 1° capitolo


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I've always been mad, I know I've been mad,
like the most of us...
very hard to explain why you're mad,even
if you're not mad..
(Pink Floyd - Speak to me)

 

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#2 Blood Talon

Blood Talon
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Inviato 22 febbraio 2015 - 09:47

Ben scritta Versus. Complimenti


                                                                                                  너말야, 움직임이 너무 둔하다.

 

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                                                                                                                      아, 귀찮아..
                                                                                                              엄마 젖이나 더 먹고와!

 

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